LEVI CARLO

CONTESTO STORICO

Per  l’Italia gli anni il 1944/45  furono molto  duri.

Gennaio  43: durante la conferenza di Casablanca Roosevelt e Churchill decidono  di imporre la resa incondizionata  a Germania, Italia e Giappone e di sbarcare in Italia dopo la conquista dell’Africa settentrionale.

23 gennaio:  Gli italo-tedeschi sono costretti a ritirarsi in Tunisia dopo la caduta di Tripoli in mano degli inglesi.

 Mussolini sostituisce il generale Cavallero con il generale Ambrosio.

2 febbraio: con  la battaglia di Stalingrado  si arrende la  VI armata tedesca  del generale von Paulus.

A marzo  i tedeschi sgomberano il Caucaso.

5 marzo: gli operai della Fiat Mirafiori di Torino scioperano seguiti da altre fabbriche torinesi e da altri centri del Piemonte dell’Italia settentrionale. È la prima volta che dopo il regime fascista la classe operaia lotta con combattiva determinazione.

 Mussolini, costretto a cedere, annuncia che dal 21 aprile saranno concessi aumenti salariali.

13 maggio: fine della guerra in Africa.

15 maggio: viene sciolta l’Internazionale comunista;  il Partito Comunista d’Italia assume la denominazione di Partito Comunista Italiano.

Gli alleati nel frattempo si preparano ad invadere l’Italia.

Tra il 10 e il 12 giugno le truppe sbarcano a Lampedusa, Linosa e Pantelleria.

Di fronte a tale prospettiva Mussolini il 24 giugno afferma di volerli bloccare sul bagnasciuga  cioè appena sbarcati.

Gli alleati  sbarcano in Sicilia il 10 luglio e completano la conquista dell’isola entro il 17 agosto.

 19 luglio: Roma per la prima volta viene sottoposta ad un grave bombardamento. Lo sarà per la II volta  il 13 agosto.

24 luglio: nella notte si  tiene una seduta del Gran Consiglio del Fascismo durante la quale viene deciso che la direzione della guerra venga affidata al re e  venga  restaurato il corretto funzionamento degli organi costituzionali.

25 luglio: Mussolini recatosi  dal re, viene arrestato.

Alle manifestazioni di giubilo per la caduta di Mussolini fa riscontro l’ambiguo comportamento del Governo Badoglio.

Il partito fascista viene sostituito da una autocrazia monarchica che si fonda sull’esercito, la casa reale, funzionari ex fascisti e polizia.

Il partito fascista è disciolto così come  il Gran Consiglio e il tribunale speciale ma la censura politica continua ad avere vigore; la liberazione dei prigionieri politici avviene assai lentamente con gravi discriminazioni nei confronti dei comunisti.

Badoglio annuncia alla radio che la guerra sarebbe continuata a fianco dei tedeschi i quali non si lasciano ingannare dalle promesse di fedeltà all’alleanza; nello stesso tempo la prosecuzione del conflitto per altri 45 giorni irrita gli alleati con gravi conseguenze per l’Italia.

Se il governo italiano avesse concluso immediatamente un armistizio con gli alleati, le forze tedesche in Italia sarebbero state colte in condizione di inferiorità; ma la continuazione del conflitto fino alla firma dell’armistizio il 3 settembre ,reso poi noto l’ 8 dello stesso mese, permette ai tedeschi di triplicare le loro forze sul suolo italiano.

8 settembre :  Armistizio. Sbarco a Salerno degli alleati.

Quando la sera dell’8 viene comunicata la notizia dell’armistizio, le truppe tedesche occupano la penisola con facilità.

Il re e il governo abbandonano Roma e si rifugiano a Brindisi, che diviene provvisoriamente la capitale del regno del sud.

L’esercito intanto è senza alcuna direttiva.

Reparti dell’esercito e alcuni romani tentano di difendere la capitale dall’occupazione tedesca.

Intanto il comitato antifascista ,costituito da rappresentanti dei partiti comunista, socialista, democratico cristiano, democratico del lavoro, d’azione e liberale diventano Comitato di Liberazione nazionale.

9 settembre:  sbarco angloamericano a Salerno.

12 settembre: Mussolini è liberato da un commando di paracadutisti tedeschi.

19 settembre : i tedeschi occupano Roma mentre altri  i nazisti incendiano Boves in provincia di Cuneo.

22 settembre : i tedeschi  annientano il presidio di Cefalonia che, al comando del generale Gandin, aveva tentato di fare resistenza.

23 settembre: Mussolini costituisce il governo fantoccio della Repubblica di Salò.

27  settembre : Napoli insorge contro i tedeschi e dopo 4 giorni li caccia dalla città.

 In varie zone dell’Italia settentrionale inizia la Resistenza.

13 ottobre:  Dichiarazione di guerra da parte dell’Italia  alla Germania;  Cobelligeranza con gli alleati.

A  novembre  i tedeschi sgombrano l’Ucraina.

2 dicembre : si chiude a Teheran la conferenza  cui hanno partecipato Churchill, Roossevelt e Stalin per decidere la linea d’azione militare e politica.

22 gennaio 44 : sbarco tra Anzio e  Nettuno viene bloccato.

Processo di Verona: Ciano, DeBono, Marinelli, Pareschi e Gottardi che nella seduta del Gran Consiglio del 24 luglio avevano votato contro Mussolini, verranno fucilati.

31 gennaio : il Comitato di Liberazione Nazionale di Milano viene delegato a dirigere la Resistenza nell’Italia settentrionale col nome di Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia.

24 marzo: a Roma per rappresaglia all’attentato di via Rasella, i tedeschi uccidono alle Fosse Ardeatine 335 ostaggi.

27 marzo: Palmiro Togliatti , leader del partito comunista italiano, sbarca a Napoli.

12 aprile: Vittorio Emanuele III nomina il principe Umberto luogotenente del regno

22 aprile: viene costituito il II ministero Badoglio di cui fanno parte rappresentanti dei partiti antifascisti.

 A maggio i tedeschi liberano la Crimea.

4 giugno:  Liberazione di Roma ( dichiarata  Città aperta dal governo Badoglio sin dal 13 agosto 1943) da parte degli Alleati.

 18 giugno: Ivanoe Bonomi presidente del Comitato di Liberazione nazionale, costituisce un nuovo ministero.

6 giugno:  sbarco alleati in Normandia.

 A luglio i  tedeschi sgombrano la Russia bianca.

20 luglio : Attentato a Hitler e feroce repressione contro i cospiratori.

22 settembre:  Firenze è liberata

26  settembre: Parigi è liberata

Arresto sulla linea gotica

Russi in Romania

ottobre: Russi in Bulgaria

Dicembre: Ultima offensiva tedesca alle Ardenne.

Inizio 45: a Napoli si svolge il congresso che costituisce la Confederazione generale italiana del lavoro.

11 febbraio : le donne possono votare.

dal 4 al 11 febbraio: a Yalta in Crimea, si svolge la conferenza ; Churchill, Roossevelt e Stalin discutono l’assetto post bellico mondiale.

28 marzo: Milano, Genova, Torino e tutto il Piemonte scioperano; in Emilia manifestazioni antifasciste.

29 marzo: si costituisce il triumvirato insurrezionale del Comitato di Liberazione Nazionale dell’alta Italia, formato dal comunista Emilio Sereni, dall’azionista Leo Valiani, dal socialista Sandro Pertini.

17 aprile: forze alleate sfondano il fronte tedesco ad Argentail.

18  aprile :Torino sciopera contro la fame.

 20 aprile : Bologna è liberata dai partigiani.

23 aprile:  gli anglo americani passano il Po;  Genova insorge.

28 aprile : Mussolini è giustiziato da un reparto di partigiani a Giuliano di Mezzera.

26 aprile : truppe americane e sovietiche si incontrano a Torgau, sull’Elba.

28 aprile: Truppe sovietiche entrano a Berlino.

30 aprile: Hithler si uccide nel bunker della cancelleria.

17 maggio: i tedeschi firmano la resa senza condizioni a Reims.

21 giugno: Ferruccio Parri presiede il I governo dopo la Liberazione.

26 giugno: a S.Francisco viene firmata la Carta delle nazioni Unite.

Ad Hiroshima e Nagasaki vengono sganciate le bombe atomiche; il Giappone si arrende.

Età del Neorealismo: 1945-1955

In campo letterario l’intellettuale  avverte  fortemente la responsabilità di prendere contatto con i problemi reali del paese,  di averne una precisa conoscenza  e di contribuire fattivamente alla loro risoluzione.

 Il nuovo realismo , infatti , si afferma come desiderio di esprimere la realtà, anche negli aspetti più crudi della guerra.

Si manifesta durante e subito dopo la 1 guerra mondiale; frenato dalla cultura di regime, esprime le sue forme più originali, specie in Italia, dopo il 2 conflitto mondiale, con manifestazioni di rilievo anche nel cinema che nei primi anni del dopoguerra ebbe una felice stagione creativa ad opera di registi come Visconti, Rossellini, De Sica. Essi rappresentano con un linguaggio asciutto , quasi documentario, la vita dei ceti popolari, i drammi e le speranze della povera gente durante e dopo la fine della guerra.

Non  si tratta di un movimento organizzato, di una scuola, con un programma definito e con una poetica esplicita; è piuttosto un’atmosfera , uno stato d’animo diffuso, una spontanea consonanza intorno a certi temi e modi espressivi.

Sorge ovunque come espressione di rinnovamento concreto delle forme culturali precedenti.

Al predominio della lirica  e della prosa d’arte si sostituisce il riaffermarsi del romanzo , quello realistico, capace di riprodurre la realtà  in modo oggettivo e realistico e di testimoniare  fatti reali, spesso dolorosi.

L’Europa è percossa da 2 guerre mondiali, dalle repressioni dei regimi dittatoriali

( fascismo, nazismo, franchismo) dalle rivoluzioni ( russa, e guerra civile spagnola), dall’affacciarsi di sempre nuove tensioni internazionali.

Il neorealismo tende a ritrarre l’esistenza umana come doloroso travaglio e a descrivere la realtà come esperienza di fatti quotidiani,  denunciando i problemi e i mali della società. E’ inevitabile perciò che vengano ripresi moduli naturalistici e veristici.

 Ma oltre che a Verga e a Zola, i neorealisti  si ricollegano  alla lezione di quegli scrittori che già negli anni 30 e nei primi anni 40 avevano affrontato tematiche sociali; essi rappresentano un segno di risveglio delle coscienze nel clima di silenzio fascista. Ricordiamo  Fontamara, Tre operai, Gente in Aspromonte, Capofabbrica,  Gli Indifferenti.

A questi modelli si aggiunge poi la suggestione degli scrittori americani, conosciuti attraverso le traduzioni di Vittorini e Pavese.

Si crea anzi il mito della letteratura americana vista come  letteratura schietta, essenziale, capace di mordere direttamente nella realtà e di restituirne l’acre sapore.

Si mira  ad una lingua antiletteraria, elementare, che si rifaccia ai moduli del linguaggio parlato, all’uso dei gerghi e dei dialetti, che di quella realtà rendono con immediatezza il sapore.

Fra le varie soluzioni adottate dagli scrittori una della più originale, che ebbe anche i risultati di maggior valore, fu la memorialistica.

Il bisogno di fissare nella scrittura le esperienze eccezionali di cui si era stati protagonisti, produce dopo il ‘45 una quantità di libri di memorie.

Prevale in tutte le arti il desiderio di funzionalismo e di razionalità, ma anche il bisogno di guardare il mondo senza retorica.

In architettura c’è esigenza di razionalismo, in letteratura di denuncia; in pittura  e in musica si vuole interpretare meglio il dinamismo della società materialista.

Le Voci: Politecnico, Vittorini, Pavese, Scotellaro, Carlo Levi, Jovine, Viganò, Pratolini, Fenoglio, Cassola, Tomasi di Lampedusa, Silone, Bacchelli, Primo Levi, Brancati, Pasternack, Hesse, Bernanos, Camus, Lorca ,

Biografia

Carlo Levi è stato un intellettuale impegnato su diversi fronti: pittore affermato fin dagli anni 20, collaborò a riviste antifasciste come “ La rivoluzione liberale” e “ Il Baretti”, dirette da Piero Gobetti.

Finito al confino, nel dicembre del ‘43  rientrò  in Italia dalla Francia  e cominciò a scrivere  “ Cristo si è fermato a Eboli”  che fu  terminato  nel luglio del 44.

Nato a Torino il 29 novembre del 1902, compiuti gli studi nelle scuole medie superiori, si scrive alla facoltà di medicina a 17 anni e si laurea nel ’24.

Nei primi decenni del secolo Torino è ricca di fermenti intellettuali.

 Piero Gobetti nel ‘18 aveva fondato un quindicinale “Energie nuove” che si proponeva di portare una fresca ondata di spiritualità nella gretta cultura italiana. Carlo Levi diviene ben presto amico di Piero.

Intanto aveva cominciato a dipingere.

Nel ‘23 invia alla Quadriennale d’arte moderna di Torino un ritratto del padre; il quadro viene accettato ed esposto in quella sala dove figuravano anche opere di Chessa e Menzio, due dei pittori con i quali Carlo Levi formerà più tardi il cosiddetto “Gruppo dei sei”.

Nel ‘24 la Biennale di Venezia accoglie un altro suo quadro.

Prestato servizio militare come ufficiale medico a Firenze, morto nel ‘26 l’amico Gobetti,  Carlo si prodiga nell’aiutare quei socialisti che sotto la pressione delle misure repressive  fasciste, sono costretti a espatriare clandestinamente.

Nel ‘29 fonda  a Parigi con Lusso, Rosselli, Salvemini e Tarchiani il movimento “Giustizia e libertà”.

La sua attività non  sfugge alla polizia fascista che lo  condanna al confino in Lucania, dove risiede negli anni  ‘35 e ‘36.

 Tale periodo che rappresenta per lui una profonda esperienza, gli darà modo di avvicinarsi al mondo della scrittura, come dimostrano le poesie scritte tra il 35 -36.

A Gagliano riesce ad  istituire con i contadini del luogo un rapporto di affettuosa partecipazione alla loro sofferenza;  esercita in loro favore la professione medica anche se in condizione di disagio in quanto mancavano i medicinali e gli strumenti necessari.

Egli vede e descrive la popolazione lucana  come rappresentante di una civiltà al di là della storia, immobile nella sua arretratezza per colpa della meschinità e del disinteresse sia della piccola borghesia paesana sia dello stato.

La proclamazione dell’impero fascista induce il governo a revocare il confino nei confronti  di chi  aveva subito tale condanna.

Cosi Carlo può tornare a Torino.

Nel ‘37 espose le sue opere di pittura a Roma e a Genova.

Si avvicinava intanto il pericolo della guerra.

 Carlo si reca a Parigi con l’intento di mantenere in vita il movimento di “Giustizia e libertà”,  dopo la tragica morte dei fratelli Rosselli ma l’invasione nazista lo costringe a fuggire in taxi  fino a La Baule sulle coste della Bretagna dove scrive il suo primo libro “ Paura della Libertà” avendo a disposizione soltanto la Bibbia e una parte dell’opera di Giambattista Vico.

L’avanzata dei tedeschi costringe  Levi a scendere al sud della Francia.

Trascorre  gli anni  ‘40 e ‘41  a Cannes con frequenti puntate a Marsiglia.

Nel ’41, rinunciando alla possibilità di un visto internazionale che gli avrebbe permesso di recarsi nelle Stati Uniti, rientra a Torino.

Si incontra con la Malfa a Milano e con lui prende accordi per continuare la lotta contro il fascismo.

Si trasferisce  poi a Firenze pensando di poter agire meglio in una città nella quale non è conosciuto.

Ma nella primavera del ‘ 43 viene  di nuovo arrestato  ma è  poi liberato dopo la caduta del fascismo. E’ però costretto a nascondersi dopo l’occupazione  tedesca seguita all’armistizio.

Trascorre quel periodo scrivendo “Cristo si è fermato ad Eboli” dal ‘43 al ‘44.

Successivamente fa parte del Comitato di Liberazione Nazionale per la Toscana e svolge un’intensa attività politica organizzando la resistenza fiorentina.

Nel ‘45 la pubblicazione del Cristo suscita l’immediato interesse dei lettori come dimostrano le innumerevoli edizioni italiane del volume e le traduzioni in molti paesi stranieri.

Un anno dopo la casa editrice Einaudi pubblica “Paura e libertà” un saggio sul nazismo concepito allo scoppio della guerra;  le esperienze della sua attività di direttore dell’Italia libera trovano espressione nell’Orologio pubblicato nel 1950, racconto autobiografico che rievoca la realtà italiana del 1945.

Dopo lo scioglimento del partito d’azione Levi non si iscrive ad alcun partito ,ma attraverso saggi e articoli continua ad essere presente nella vita politica italiana.

Nel 1963 viene eletto senatore indipendente nella lista del Partito Comunista italiano.

Continua con risultati sempre più rilevanti la sua attività di pittore; nel 1948 viene invitato alla Biennale di Venezia dove gli viene riservata un’intera sala.

 Nel 1955 esce il volume  “Le parole sono pietre”, resoconto dei viaggi in Sicilia tra gli zolfatari di Lercara Friddi e i contadini del feudo della Ducca.

Nel 1956  a Le parole viene assegnato il Premio Viareggio.

Nello stesso anno esce  “Il futuro ha un cuore antico”, storia di un viaggio sentimentale attraverso l’Unione Sovietica, che riconferma il suo successo di scrittore

“La doppia notte del tigli” del 1959 narra le esperienze di un soggiorno in Germania alla luce di un’acuta comprensione della situazione psicologica di quel Paese.

“Tutto il miele è finito “ del 1954 puntualizza la sua interpretazione delle condizioni sociali e morali della Sardegna.

Nel 1963 è stato eletto in Parlamento come senatore della sinistra indipendente.

Muore nel gennaio del 1975.

Cristo si è fermato a Eboli

E’ un libro impegnato socialmente sui temi del fascismo e della realtà meridionale.  svolto in modo documentario , secondo i dettami del neorealismo.

L’impianto linguistico è quasi sempre colto perché la voce narrante appartiene allo stesso scrittore. Tuttavia a tratti , quando la parola passa ai contadini, compaiono strutture sintattiche del parlato e qualche termine dialettale. Ma si tratta solo di un’operazione senza intenti espressivi.

Sin dalle prime pagine l’autore spiega il significato del titolo per far capire come le terre della Lucania siano estranee al resto della storia e del mondo.

Sono passati molti anni, pieni di guerra, e di quello che si usa chiamare Storia. Spinto qua e là alla ventura , non ho potuto finora mantenere la promessa fatta, lasciandoli, ai miei contadini, di tornare tra loro, e non so davvero se e quando potrò mantenerla. Ma, chiuso in una stanza, e in un mondo chiuso, mi è grato riandare con la memoria a quell’altro mondo, serrato nel dolore e negli usi, negato alla Storia e allo Stato, eternamente paziente; a quella mia terra senza conforto e dolcezza, dove il contadino vive, nella miseria e nella lontananza, la sua immobile civiltà, su un suolo arido, nella presenza della morte. “ Noi non siamo cristiani-essi dicono- Cristo si è fermato a Eboli”Cristiano vuol dire , nel loro linguaggio, uomo…

Cristo si è davvero fermato a Eboli, dove la strada e il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare, e si addentrano nelle desolate terre di Lucania.

Levi introduce il lettore direttamente nella vicenda descrivendo i vari paesaggi che incontra nel trasferimento da Grassano a Gagliano.

Sono arrivato a Gagliano un pomeriggio di agosto, portato in una piccola automobile sgangherata. Avevo le mani impedite, ed ero accompagnato da due robusti rappresentanti dello stato, dalle bande rosse ai pantaloni e dalle facce inespressive. Ci venivo malvolentieri, preparato a veder tutto brutto, perché avevo dovuto lasciare, per un ordine improvviso, Graziano, dove abitavo prima , e dove avevo imparato a conoscere la Lucania.

Addio Grassano, addio terre vedute di lontano o immaginate!Siamo dall’altra parte dei monti e si sale a balzelloni a Gagliano,che non conosceva , fino a poco fa, la ruota. A Gagliano la strada finisce…

E’appena entrato nella casa di una vedova dove alloggerà provvisoriamente, quando alcuni contadini lo vengono a cercare perché un loro compaesano è gravemente ammalato.

Ma non c’era più nulla da fare: l’uomo stava morendo…Era un attacco di malaria perniciosa, la febbre passava i limiti delle febbri più alte, l’organismo non reagiva più…

Partendo da una breve descrizione del paese, Levi ci informa con l’aiuto dell’avvocato P. delle abitudini di alcuni personaggi autorevoli del paese.: due medici, invidiosi del nuovo arrivato pur antagonisti tra di loro, si sentono in obbligo di mostrare la propria cultura colma di ignoranza; il brigadiere e le sue amanti; l’avvocato S.; l’uomo più ricco del paese; tre uomini sul muretto; Poerio, ,l’ex ricevitore postale sordo e malata; l’avvocato P., laureatosi per poter accedere all’eredità.

Buona gente ma primitiva. Si guardi soprattutto dalle donne. Lei è un giovanotto, un bel giovanotto. Non accetti nulla da una donna. Né vino, né caffè, nulla da bere o da mangiare. Certamente ci metterebbero un filtro. Lei piacerà di sicuro alle donne di qui. tutte le faranno dei filtri. Non accetti mai nulla dalle contadine...

Successivamente parla del tenente Decunto che lo informa sul fatto che la gente si cristallizza in 2 opposti partiti.

…Naturalmente ciascuno dei due partiti accusa l’altro dei peggiori delitti…

Ma Levi invece fa la distinzione tra signori e briganti: i primi possono andar via senza far più ritorno, gli altri destinati a restare nella disperata ricerca di mansioni ben remunerate.

…La piccola borghesia non ha mezzi sufficienti per vivere col decoro necessario, per fare la vita del galantuomo. Tutti i giovani di qualche valore e quelli appena capaci di fare la propria strada, lasciano il paese. I più avventurati vanno in America, come i cafoni;gli altri a Napoli o a Roma; e in paese non tornano più. In paese ci restano invece gli scarti, coloro che non sanno far nulla, i difettosi nel corpo, gli inetti, gli oziosi: la noia e l’avidità li rendono malvagi…

Dopo aver parlato delle donne del paese che con vari pretesti vanno a conoscerlo, Levi si sofferma sul rapporto tra stato e tasse, sui santi della zona e sul fatto che i contadini di Gagliano non cantano mai.

Cercando un alloggio, conosce l’Arciprete, una figura particolare che “ odia il mondo perché il mondo lo perseguita”.

Poi Don Cosimino gli parla di altri due confinati del paese.

Condotto in casa della sorella del prete, donna Caterina, si accorge che la donna è parte anch’essa di “quell’assurda tela di ragno” fatta solo di odi reciproci.

Caterina infatti è convinta di potersi servire di Levi per neutralizzare il dottor Gibilisco, verso cui nutre un odio insanabile anche perché sospetta che una delle due figlie dell’uomo sia l’amante segreta del marito.

Donna Caterina Magalone Cuscianna  ci aspettava, aveva preparato il caffè e dei dolci di farina fatti con le sue mani. Mi accolse con grande cordialità sull’uscio…..Era una donna di una trentina d’anni, piccola e grassoccia. Di viso assomigliava al fratello, ma con un aspetto più volontario e appassionato. Gli occhi aveva nerissimi, come i capelli; la pelle lucida e giallastra e i denti guasti le davano un aspetto malsano. Era vestita da donna di casa in faccende, con gli abiti in disordine per il lavoro e per il caldo. Parlava con una voce alta, stridula, sempre tesa e esagerata. ..E’ una gran fortuna averla qui con noi…Finalmente avremo un medico,non ci toccherà più fare un viaggio ogni volta che siamo malati. ..Lo zio Giuseppe, il dottor Milillo, è vecchio e si deve ritirare. E quell’altro, che avvelena tutto il paese con la farmacia delle sue nipoti, non avvelenerà più nessuno, lui e quelle donnacce, lui e quelle puttane…

Dopo averci informato sulla sua attività di pittore,

E’ noioso dipingere con qualcuno dietro le spalle, anche quando non si temono le malvage influenze, come pare avvenisse a Cézanne..

 Levi si rende conto che per i contadini lo stato è alla pari delle frane e della grandine.

Per i contadini , lo Stato è più lontano del cielo, e più maligno, perché sta sempre dall’altra parte. Non importa quali siano le sue formule politiche, la sua struttura, i suoi programmi. I contadini non li capiscono, perché è un altro linguaggio dal loro, e non c’è davvero nessuna ragione perché li vogliano capire la sola possibile difesa, contro lo Stato e contro la propaganda, è la rassegnazione, la stessa cupa rassegnazione, senza speranza di paradiso, che curva le loro schiene sotto i mali della natura.

La visita della sorella Luisa, che gli ha portato libri e medicine, lo riporta al mondo della famiglia ma anche alla conoscenza dei luoghi – Matera e le sue grotte – visti dalla donna per giungere fino a lui.

Ero su una specie di altopiano deserto, circondato da monticciuoli brulli, spelacchiati, di terra grigiastra seminata di pietrame..

Levi si trasferisce definitivamente nella ex casa di Don Trajella.

era una casa, un luogo dove avrei potuto esser solo e lavorare...

Una donna” fredda, impassibile e animalesca, la strega contadina” lo accudisce.

Giulia era una donna alta e formosa, con un vitino sottile come quello di un’anfora, tra il petto e i fianchi robusti. …Il viso era ormai rugoso per gli anni e giallo per la malaria, ma restavano i segni dell’antica venustà nella su struttura severa, come nei musi di un tempio classico, che ha perso i marmi che l’0adornavano, ma conserva intatta la forma e le proporzioni.

Viene narrata la leggenda del drago sepolto sotto la chiesa, la storia di una donna figlia di una vacca, i licantropi, il cane Barone considerato animale “ degno di essere riverito” .

Non c’è posto per la religione, poiché tutto è divino.

Nel mondo dei contadini non c’è posto per la ragione, per la religione e per la storia. Non c’ è posto per la religione perché tutto partecipa della divinità, perché tutto è, realmente e non simbolicamente, divino, il cielo come gli animali, Cristo come la capra. Tutto è magia naturale. Anche le cerimonie della chiesa diventano dei riti pagani, celebratori della indifferenziata esistenza delle cose, degli infiniti dei del villaggio.

 Nelle case degli ammalati oltre alla faccia negra ed aggrondata e gli occhi larghi e disumani della Madonna di Viggiano compare quella di Roosvelt, in una stampa colorata, dato che molti lucani si sono trasferiti in America e , una volta tornati, rimpiangono di essere nuovamente in miseria.

 “ Maledetto 1929,  e chi mi ha fatto tornare –  mi diceva Giovanni Pizzilli, il sarto …

laggiù avevo un salone e quattro lavoranti”…

Nei giorni della guerra d’Abissinia c’è nel paese indifferenza totale perché tutte le guerre organizzate da Roma sono accettate pazientemente come qualsiasi altro male.

Non avevano paura di dover partire soldati. – “Vivere qui come cani- dicevano

o morire come cani laggiù, è la stessa cosa”

Levi poi riprende a parlare degli spiriti che popolano la Lucania: i monachicchi, spiriti  di bambini non battezzati, esseri piccoli e graziosi che si divertono a prendere in giro la gente con scherzi innocenti, gli unici che possono rivelare i nascondigli dei tesori solo nel caso di riuscire a prendere il grosso cappello rosso che loro indossano.

I monachicchi sono esseri piccolissimi, allegri, aerei: corrono veloci qua e là, e il lor maggior piacere è di fare ai cristiani ogni sorta di dispetti. Fanno il solletico sotto i piedi agli uomini addormentati, tirano via le lenzuola dei letti, buttano sabbia negli occhi, rovesciano bicchieri pieni di vino, si nascondono nelle correnti d’aria e fanno volare le carte, e cadere i panni stesi in modo che si insudicino, tolgono la sedia di sotto alle donne sedute, nascondono gli oggetti nei luoghi più impensati, fanno cagliare il latte, danno pizzicotti,tirano i capelli, pungono e fischiano come zanzare. Ma sono innocenti…

Popolari sono anche 3 angeli che ogni sera scendono in ogni casa per vegliare sull’uscio, sul letto e sul tavolo della cucina.

Guardano la casa e la difendono. Né i lupi né gli spiriti cattivi ci possono entrare per tutta la notte.

Levi riprende a dipingere nella monotonia “ più squallida”.

Viene ritratta Giulia da sola o col figlio Nino che gioca con Barone.

Giunge da Matera il permesso di rientrare per un po’ a Grassano per finire alcuni quadri lasciati incompiuti a causa dell’improvviso trasferimento.

a condizione che io stesso provvedessi a pagare il viaggio di andata e ritorno per me e per i carabinieri che dovevano accompagnarmi.

Accolto con affetto, Levi fa una distinzione tra Grassano e Gagliano.

 Mentre a Gagliano non vi sono che contadini e pochi signori, Grassano che è un paese grande, possiede una specie di classe media numerosa, fatta da artigiani.

Trascorre il periodo del permesso con serenità.

 Rientrato a Gagliano sprofonda di nuovo nella malinconia.

 Unica interruzione l’arrivo del sanaporcelle che castra le scrofe per rendere la loro carne più tenera e saporita.

Sanare le porcelle significa castrarle, quelle che non si tengono a far razza…

La cosa, per i maiali, non è difficile , e i contadini la fanno da soli, quando le bestie sono giovani. Ma alle femmine bisogna togliere le ovaie, e questo richiede una vera operazione di alta chirurgia…è un’arte rara , che si tramanda di padre in figlio.

A dicembre Levi assiste al ballo della tarantella .

I due fidanzati avevano un senso naturale della danza; come di una sacra rappresentazione; cominciarono con passi guardinghi avvicinandosi e volgendosi repentinamente le spalle, aggirandosi in cerchi senza incontrarsi, battendo il piede in cadenza, con occhiate e gesti di ritrosia e di rifiuto; poi andarono accelerando i passi, sfiorandosi al passaggio, prendendosi per le mani , e ruotando come trottole; poi, su un rimo sempre più rapido, i cerchi si strinsero, finché cominciarono a urtarsi, nel loro piroettare, con gran colpi dei fianchi; e si trovarono infine uno di faccia all’altro, danzando con le mani alla vita, come se la pantomima della schermaglia amorosa e dei simulati rifiuti fosse finita, e dovesse ora cominciare una danza d’amore.

Passa il carnevale e torna la primavera  e col caldo la malaria contro la quale lo scrittore potrà fare ben poco a causa delle restrizioni cui è obbligato.

Ad aprile per la morte di un parente, può tornare a Torino: ciò lo rende malinconico.

Mi aspettavo il più vivo piacere nel rivedere la città, nel parlare con i vecchi amici , nel ripartecipare per un momento  a una vita molteplice e movimentata; ma ora sentivo in me un distacco che non sapevo superare, un senso di infinita lontananza, una difficoltà di adesione che mi impedivano di godere dei beni ritrovati

Rientrato  a Gagliano, apprende che per festeggiare la conquista di Addis Abeba lo stato ha concesso ad alcuni confinati di rientrare a casa.

Tutti erano stati liberati…Tutti i signori della piazza mi si fecero attorno per congratularsi con me della libertà che mi era stata elargita senza che io la sollecitassi. Quella gioia inattesa mi si volse in tristezza, e mi avviai, con Barone,

verso casa….I contadini venivano a trovarmi e mi dicevano. – Non partire. Resta con noi”…Quando si avvicinò il giorno della mia partenza, mi dissero che avrebbero bucato le gomme dell’automobile che doveva portarmi via- Tornerò,- dissi. Ma scuotevano il capo. – Se parti non torni più. Tu sei un cristiano bono. – Dovetti promettere solennemente che sarei tornato; e lo promisi con tutta sincerità…Infine mi congedai da tutti  Così lascia il paese promettendo un ritorno che non avverrà mai.