IGINO

Gaio Giulio Igino ( I sec.d.C.)

Un erudito dagli interessi enciclopedici,forse oriundo della Spagna, aveva studiato ad Alessandria.  Secondo la tradizione era un liberto di Augusto che lo pose alla direzione della Biblioteca Palatina;  in seguito, caduto in disgrazia, avrebbe terminato la vita in miseria.

 A lui sono attribuite 277 Fabulae, una raccolta di  miti di origine greca, scritti in forma semplice forse perché destinati alle scuole.

A lui è attribuito anche un testo di astronomia.

Nella mitologia greca si pensava che all’origine del mondo ci fosse  stata un’epoca felice in cui l’uomo era sereno vivendo a contatto con la natura.

Fabulae 137

Gli antichi chiamarono il cielo Urano, e la terra Gea e li onorarono come divinità; i loro figli furono i Titani, il maggiore dei quali Saturno  istituì nel mondo l’età dell’oro. Questa prima età degli uomini fu assai beata. Infatti senza bisogno di  leggi  la fiducia e la giustizia trionfavano e gli uomini vivevano concordemente e non conoscevano guerre,pericoli né malattie ma, gioiosi, raccoglievano i frutti che la terra spontaneamente offriva loro. Era sempre primavera.

Urano era la personificazione del cielo stellato. Fu il primo re dell’universo ma poi fu spodestato dal figlio Saturno.

Gea era la personificazione della terra e madre di tutti gli esseri viventi.

Saturno divenne il padrone dell’universo dopo aver spodestato il padre con l’aiuto dei Titani. Anche lui fu però spodestato da Zeus.Secondo un mito romano venne in Italia:  dal suo nome  la terra fu definita Saturnia tellus. Durante il suo regno ci furono felicità e prosperità; tale periodo fu successivamente definito “età dell’oro

Fabulae 138

Giove ebbe come madre Rea, moglie di Saturno. Ma Saturno divorava tutti i suoi figli. Perciò Rea affidò Giove, appena nato, ad una fedele ancella in gran segreto. L’ancella trasportò il neonato nell’isola di Creta e lo pose in un antro nascosto . La spelonca era larga e profonda, le pareti di pietra erano coperte da fitta edera. Lì abitavano molte ninfe. Esse ricevettero il pargoletto e lo posero in una culla dorata. Al divino bambinetto la capra Amaltea diede il suo purissimo latte e le api benevole  produssero per lui  miele dolcissimo. Ogni giorno  una schiera di colombe dal mare volava verso la spelonca  e offriva l’ambrosia al figlio di Saturno.  Ogni giorno  dalla sommità dei monti volava anche una grande aquila: quel sacro uccello recava al piccolo un dolcissimo nettare, la bevanda degli dei e delle dee. Così fu nutrito, Giove, come un dio immortale.

Rea, come Saturno, era figlia di Urano e Gea. Fu sposa di Saturno e generò Hestia, Demetra, Era, Ade, Poseidone, Zeus.

Saturno divorava i figli perché un oracolo gli aveva predetto che sarebbe stato spodestato da uno di loro.

Le Ninfe erano divinità minori che abitavano nelle fonti, nei fiumi, nei boschi, sui monti, nelle grotte.

Amaltea è il nome della capra che fornì il latte a Giove. Secondo il mito un giorno si ruppe un corno contro un albero. Le ninfe lo raccolsero e lo riempirono di fiori. Allora Giove promise che dal corno sarebbe venuto fuori tutto ciò che avessero desiderato. Da ciò nasce il mito della cornucopia.

L’ambrosia era il cibo degli dei che le colombe prendevano nell’orto delle Esperidi, nel lontano occidente.

Il nettare era la bevanda degli dei: procurava loro l’immortalità e l’eterna giovinezza.

Fabulae 150

Sulle caverne della terra si apriva il Tartaro, oppresso da tenebre eterne. Lì lavoravano i Ciclopi, ormai, come abbiamo visto, amici fedeli di Giove. Per l’ attività dei loro fabbri, il re degli dei aveva sempre a disposizione i fulmini,  che scagliava dalle nubi. Lì  avevano sede anche  i Giganti, dotati di enormi membra , teste e braccia. A tutti questi Giove chiese aiuto e governò. I Giganti e i Ciclopi. quando furono richiamati dalle tenebre alla luce, ebbero avversi contro di  loro i Titani ribelli. Subito con animo ostile si unirono ai nemici di Giove.  I Ciclopi vibravano aste di fuoco  con la mano destra..I Giganti con le loro numerose mani scagliavano con grande forza ingenti massi.. Allora un clamore terribile scaturisce e uno strepito orrendo ricopre tutto.  Da una parte e dall’altra volano dardi;  i massi,  strappati via dai monti, rotolano contro i Titani.  Molti vengono uccisi, in maggior numero vengono sopraffatti. Gli altri, spinti dal furore e dalla pazzia, o tormentati dal dolore,  con impeto più forte si precipitano nel combattimento e  urlano ferocemente. Le grandi voci salgono fino alle stelle.  Tuttavia la sorte della battaglia era incerta. Ma all’improvviso appare Giove, trasportato su un carro fiammeggiante, e scaglia i suoi fulmini, come dardi, con mano vendicatrice. Allora la strage dei Titani fu assai atroce. Alcuni, colpiti dallo stesso re degli dei, cadono a gruppi. Altri, ( infatti i boschi, incendiati dalle folgori, bruciavano sui monti) sopraffatti dal densissimo fumo, subito erano soffocati. Alcuni sopravvissero. Ma Giove vincitore subito li precipitò nel Tartaro. Poi il dio dalla sommità dell’Olimpo resse con un regno tranquillo la terra, coltivò soprattutto la saggezza e la giustizia e fu denominato dagli dei e dagli uomini, signore e padre.

I Giganti erano figli di nati dal sangue di Urano e avevano corpi di dimensioni enormi. Tra i più noti c’erano Encelado, Ippolito, Enfialte.

I Titani, figli di Urano e Gea, avevano aiutato Saturno  a prendere il potere. Giove, dopo aver spodestato Saturno, deve affrontare  i Titani ribelli.

Secondo la mitologia greca diverse divinità collaborarono alla nascita del primo uomo e della prima donna.

Fabulae 153

Deucalione e Pirra

Quando avvenne il cataclisma, che noi chiamiamo diluvio, tutto il genere umano perì

ad eccezione di Deucalione e Pirra, che si rifugiarono sul monte Etna, che si dice sia il più alto in Sicilia. Essi, non potendo vivere a causa della solitudine, chiesero a Giove che  desse loro degli uomini o li colpisse  con la medesima sorte sventurata. Allora Giove ordinò loro di gettare dietro di sé delle pietre. Quelle che gettava Deucalione ordinò che diventassero uomini, quelle di Pirra, donne.

Zeus aveva deciso di annientare il genere umano poiché gli uomini dell’età del bronzo erano cattivi e corrotti

Deucalione, figlio del Titano Prometeo, si salvò costruendo un’arca  e rifugiandosi in essa insieme alla moglie. Deucalione era stato avvertito per tempo  dal padre  delle decisioni di Zeus.

Pirra, figlia di Pandora e di Epimeteo, il  fratello di Prometeo, aveva sposato il figlio di Prometeo, Deucalione.

Fabulae 144

Prometeo

 Da sempre gli uomini chiedevano agli dei il fuoco, e non sapevano conservarlo per sempre. Perciò successivamente Prometeo lo portò sulla terra in una canna  e mostrò agli uomini in che modo potessero conservarlo coperto di cenere.  A causa  di ciò Mercurio per ordine di Giove lo legò sul monte Caucaso su una roccia con chiodi di ferro  e gli pose accanto un’aquila  che divorasse il suo cuore. Quanto di giorno l’aquila  divorava, altrettanto di notte cresceva. Dopo trecentomila anni Ercole uccise l’aquila e lo liberò.

Mercurio  era il messaggero degli dei e il dio dei mercanti.

Il Caucaso è all’estremo confine orientale dell’Europa.

Eracle, figlio di Giove, dotato di straordinaria forza, fu sottoposto a 12 fatiche  che riuscì a superare tutte.

  Fabulae 142

Pandora

Prometeo,  figlio del Titano Giapeto, per primo plasmò gli uomini dal fango.

Poi Vulcano, per ordine di Giove, dal fango creò l’immagine di una donna a cui Minerva diede l’anima; gli altri dei fecero chi un dono, chi un altro; perciò la chiamarono Pandora. Essa fu data in matrimonio al fratello Epimeteo; di lì nacque Pirra, che si dice sia stata creata come prima donna mortale.

Secondo il mito tra i  vari doni degli dei, Pandora ricevette da Giove un vaso che conteneva tutti i mali del mondo. Giove le aveva proibito di aprirlo ma la donna, curiosa, aprì il vaso e ne riversò sulla terra tutto il contenuto. Data la mentalità misogina dell’epoca la donna sarebbe la causa di tutti i mali degli uomini 

Fabulae 139

Infanzia di Giove

Molto spesso il padre Saturno dalla sommità dell’Olimpo ascoltava il pianto del neonato. Tuttavia non scoprì mai l’inganno della madre. Infatti spesso accorrevano al momento opportuno i Coribanti, fedeli ministri di Rea. Essi saaltavano intorno alla culla di Giove e stendevano sul fanciulletto gli scudi di bronzo  e li colpivano con grandi colpi di spade. Così il grande  strepito copriva la voce del neonato e Saturno era impossibilitato a sentire il vagito del proprio figlio. Ma  dopo un po’ tale inganno fu  inutile.  Infatti nella sua caverna il divino fanciullo era cresciuto assai velocemente grande e saldo. Ormai  il suoi  divertimenti erano diventati degni di un dio. In un primo momento si divertiva col lancio dei fulmini. certamente inoffensivi. Infatti i Ciclopi forgiavano per lui dardi di fuoco, e Giove per divertimento li inviava assai volentieri.  

Gli dei abitavano sulla cima più alta dell’Olimpo una catena posta tra la Macedonia e la Tessaglia.

I Coribanti erano sacerdoti di Cibele, il cui culto era originario della Frigia . I sacerdoti ballavano invasati da sacro furore accompagnandosi con cembali, pifferi e timpani.

I Ciclopi ,figli di Gea, erano giganti con un occhio solo;,forgiavano i fulmini per Giove.

Dafne – Apollo inseguiva Dafne, la figlia vergine del fiume  Peneo. La giovane chiese aiuto alla Terra che la accolse  in sé e la trasformò nell’albero di alloro. Da allora  Apollo si fregiò di quel ramo e se lo pose sul capo.

Le 12 fatiche di Ercole, impostegli  da Euristeo

Da neonato, uccise con le mani 2 serpenti che gli aveva inviato Giunone, per cui fu denominato primitivo. Uccise il leone Nemeo che al Luna aveva nutrito in una caverna oscura, la cui pelle  usò come veste.Uccise l’Idra di Lerna, figlia di Tifone, con 9 teste presso la fonte di Lerna. Essa aveva tanta virulenza di veleno che col suo respiro uccideva gli uomini,e se qualcuno  passava mentre lei dormiva, soffiava sulle sue impronte e quello moriva con grandissima sofferenza. La uccise davanti a Minerva, la sotterrò e col suo veleno intrise i suoi dardi; cosìche qualsiasi cosa successivamente avesse trafitto con le sue saette, non sfuggiva dalla morte, donde poi egli stesso morì in Frigia. Uccise il cinghiale Apro Erimanteo. Recò vivo al cospetto del re Euristeo il feroce cervo in Arcadia con le corna d’oro.Uccise con le frecce gli uccelli  Stinfalidi  nell’isola di Marte, che, emesse  le penne, le scagliavano.Pulì in un solo giorno lo sterco del porcile    del re Augeo , con l’aiuto di Giove nella maggior parte; deviato un fiume lavò tutto lo sterco. Recò vivo il toro con cui giacque Pasifae dall’isola di Creta a Micene.Uccise  Diomede, re della  Tracia, e 4 suoi cavalli che venivano nutriti con carne umana insieme al servo Abdero. Poi i nomi dei cavalli,   Lampon Xanthus Dinus. L’Amazzone Ippolita, figlia di  Marte e della regina  Otrera, a  cui tolse il balteo della regina Amazzone; allora la prigioniera Antiopa donò a Teseo.Con un solo dardo uccise Gerione, figlio di Crisaori che aveva 3 membra. Uccise presso il monte Atlante lo smisurato serpente Dracone, figlio di Tifone, che era solito conservare le mele d’oro delle Esperidi e portò le mele al re Euristeo.Condusse al cospetto del re dagli inferi il cane Cerbero, figlio di Tifone.

Esculapio

Si dice che Esculapio, figlio di Apollo, abbia restituito la vita a Glauco, figlio di Minosse o ad Ippolito che Giove a causa di ciò colpì col fulmine. Apollo, poiché non poteva nuocere a Giove, uccise coloro che avevano fabbricato i fulmini, cioè i Ciclopi; per tale motivo Apollo fu dato  in servitù ad  Admeto, re della Tessaglia.

Europa

Europa Sidonia era figlia di  Argiope e Agenore. Giove, tramutatosi in toro, la trasportò da Sidonia a Creta e da lei ebbe il Minotauro Sarpedone Radamantio. Il padre della fanciulla,  Agenore, inviò i suoi figli affinchè riportassero indietro  la sorella o non tornassero più al suo cospetto. Fenice partì per l’Africa e lì rimase;  da lui gli  Africani sono denominati Punici. Cilice dal suo nome diede il nome alla Cilicia. Cadmo, peregrinando, giunse a Delfi. Qui ricevette il responso di comprare dai pastori un bue che avesse sul fianco il segno della  luna, e lo spingesse davanti a sè; dove si fosse fermato, lì era stabilito che  fondasse una città e regnasse. Cadmo, udito il responso, avendo fatto come gli era stato ordinato, cercando acqua, giunse presso la fonte Castalia che un serpente, figlio di Marte, custodiva. Questo, avendo  ucciso i compagni di  Cadmo, a sua volta da Cadmo fu ucciso con una pietra, poi sparse con l’approvazione di Minerva i denti di quello e arò il terreno  da cui nacquero gli Spartani. Costoro combatterono fra loro. Tra questi ne rimasero 5, cioè Ctonio, Udeo, Ipereno, Peloro et Echio. Dal bue, poi,  che era seguito, fu denominata  Beozia.

Fetonte

Fetonte, figlio del Sole e di Climene, essendo salito di nascosto sul carro del padre, ed essendo volato troppo in alto rispetto alla terra, per la paura cadde nel fiume Eridano. Poichè  Giove lo aveva  colpito col fulmine, tutte le cose cominciarono a bruciare. Per  uccidere tutto il genere umano, Giove dappertutto riempì d’acqua i fiumi e tutto il genere umano perì tranne Pirra e  Deucalione. E le sorelle di Fetonte, che avevano aggiogato  i cavalli al carro senza il permesso del padre,  furono trasformate in alberi.

Proserpina

Plutone  chiese a Giove di dargli in sposa Proserpina, figlia di Giove e di Cerere. Ma Giove disse che Cerere non avrebbe sopportato che la propria figlia stesse nel tenebroso Tartaro. Allora gli ordina di rapire la fanciulla mentre raccoglie fiori sull’Etna, monte  che si trova in Sicilia.  Mentre Proserpina raccoglie fiori con Venere, Diana e Minerva, Plutone la raggiunge con una quadriga e la rapisce. Perciò Cerere supplicò Giove affinché la figlia trascorresse metà dell’anno presso di sé e l’altra metà presso Plutone.

Fabulae 92

Il pomo della discordia

Giove, nel giorno del matrimonio di Teti e Peleo, si dice che avesse invitato al banchetto tutti gli dei, ad eccezione di Eris,cioè la Discordia, che, essendo giunta successivamente e non essendo stata ammessa al banchetto, dalla porta gettò in mezzo al banchetto una mela, dicendo che la prendesse la dea che fosse la pià bella. Giunone, Venere e Minerva cominciarono a rivendicare ciascuna per sé la bellezza, Essendo nata tra loro una grande contesa, Giove ordina a Mercurio di condurre le dee sul monte Ida  presso Alessandro Paride al quale ordina di giudicarle. Giunone , a lui, se avesse giudicato in suo favore, gli promette che avrebbe regnato su tutte le terre, e che sarebbe stato il più ricco di tutti. Minerva, se  si fosse allontanata da lì come vincitrice, gli promise che sarebbe stato il più forte di tutti i mortali ed esperto in ogni arte. Venere a sua volta, promise  che gli avrebbe dato in matrimonio Elena, la figlia di Tindaro, la più bella di tutte le donne. Paride antepose ai precedenti l’ultimo dono e disse che Venere era la più bella.  Perciò Giunone e Minerva diventarono nemiche dei Troiani, Alessandro, Spinto da Venere, sottrasse allo spartano Menelao che gli aveva dato ospitalità Elena  e la portò a Troia, e si unì in matrimonio con lei.

Teti era la più bella delle Nereidi, le ninfe marine figlie del dio Nereo.

Peleo era re della Tessaglia.

Dalle loro nozze nacque Achille, spesso nominato col patronimico di Pelide.

 Il monte Ida si trova nei pressi di Troia, in Asia minore.

Alessandro Paride, figlio del re di Troia Priamo, viveva lassù perché un presagio di morte avuto in sogno dalla madre Ecuba mentre era incinta del bimbo, aveva spinto Priamo ad ordinare ad alcuni pastori di uccidere il figlio in fasce. I pastori, invece, impietositi, avevano allevato il bimbo che, crescendo, era diventato assai bello. Per tale motivo viene chiamato in causa per risolvere la contesa tra le tre dee.

Elena, moglie di Menelao, re di Sparta, era figlia di Tindaro ed era famosa per la sua straordinaria bellezza.

Fabulae 96

Achille

La Nereide Teti, quando seppe che  Achille, il figlio avuto da Peleo,sarebbe morto se fosse andato ad espugnare Troia, lo affidò al re Licomede, nell’isola di Sciro.

 Il re, cambiatogli il nome, lo mise tra le sue figlie con indosso abiti femminili.

 Le giovani lo definirono Pirra, poiché aveva i capelli biondi e in greco biondo si dice pirro.  Ma gli Achei, avendo saputo che egli si nascondeva lì, inviarono dal  re Licomede degli ambasciatori per chiedergli che lo mandasse in aiuto ai Danai.

 Il re negò che quello fosse presso di lui e diede loro la possibilità di cercare nella reggia.

Poiché essi non riuscivano  a capire chi fosse tra quelle fanciulle, Ulisse pose nel vestibolo della reggia doni femminei,fra i quali un elmo e un’asta.

Subito ordinò ad un trombettiere di suonare e di fare un grande  strepito di armi. Achille, pensando che ci fossero dei nemici, stracciò le vesti femminili e afferrò l’elmo e l’asta. Da ciò fu riconosciuto e promise agli Argivi il suo aiuto e quello dei suoi Mirmidoni.

Sciro: isola dell’Egeo

Argivi: propriamente gli abitanti della città di Argo,che si trova nel Peloponneso; per estensione, tutti i Greci.
Mirmidoni: popolo della Tessaglia.   

Fabulae 106

Il riscatto del corpo di Ettore

Agamennone aveva sottratto ad Achille Briseide, figlia del sacerdote Brise, per la bellezza del suo aspetto; essa era  una prigioniera proveniente dalla Mesia che Achille aveva catturato; nello stesso tempo Agamennone  aveva restituito Criseide a Crise, sacerdote di Apollo Sminteo. A causa di questa ira Achille non si prodigava più in battaglia ma si esercitava nella  sua tenda con una cetra.

Poiché Gli Argivi erano messi in fuga da Ettore, Achille, rimproverato da Patroclo, gli affidò le proprie armi; con queste Patroclo mise in fuga i Troiani che pensavano si trattasse di Achille e uccise Sarpedone , figlio di Giove ed Europa.

Poi lo stesso Patroclo fu ucciso da Ettore;  una volto morto, gli furono sottratte le armi.

Allora Achille si riconciliò con Agamennone il quale gli restituì Briseide.

Poiché Achille era avanzato inerme contro Ettore, la madre Teti chiese a Vulcano le armi che le Nereidi trasportarono attraverso il mare.

Con queste armi egli uccise Ettore e, legatolo al carro, lo trascinò intorno alle mura di Troia poiché non voleva consegnarlo al padre perchè fosse seppellito.

Priamo, su suggerimento di Giove, sotto la guida di Mercurio, giunse al campo dei Danai e ricevette il cadavere del figlio, dopo averlo riscattato con l’oro e lo affidò alla sepoltura.  

Agamennone, re di Micene,Argo e Tirinto, è il capo dell’esercito greco che combatte a Troia.

Mesia: regione corrispondente all’odierna Serbia.

Crise, sacerdote di Apollo, aveva chiesto inutilmente di riscattare  la propria figlia che era prigioniera di Agamennone.Apollo, che proteggeva i Troiani, per l’affronto fatto ala suo sacerdote, aveva scagliato le sue frecce contro i Greci provocando una pestilenza nel loro campo. Agamennone, per far cessare ciò, consigliato da un oracolo, restituisce Criseide al padre  ma poi con prepotenza toglie ad Achille Briseide.

Patroclo: allevato nella stessa casa di Achille, era per lui un amico fraterno.

Sarpendonte: re della Licia, alleato dei Troiani, è figlio di Zeus.

Vulcano, corrispondente al greco Efesto, era il dio del fuoco e forgiava i metalli nelle viscere del vulcano Etna.

Danai: I greci vengono chiamati così dal nome di danao, mitico fondatore della città di Argo.

Fabulae 107

Le armi di Achille

Dopo la sepoltura di Ettore, poichè Achille si aggirava intorno alle mura di Troia e diceva di aver espugnato Troia  da solo,  Apollo adirato, fingendo di essere Alessandro Paride, con una freccia colpì il suo tallone che si dice fosse vulnerabile e lo uccise. Dopo che Achille fu ucciso e sepolto, Aiace Telamonio, poiché era figlio di suo zio paterno, chiese ai Greci di dargli le armi di Achille; ma esse per l’ira di Minerva gli furono negate da Agamennone e Menelao e date ad Ulisse.

 Aiace, per l’offesa ricevuta, per la pazzia uccise le sue pecore e se stesso dopo essersi ferito con quella spada  che aveva ricevuto in dono da Ettore mentre combatteva con quello in battaglia.

Paride: morirà a causa di una ferita inflittagli da Filottete con una freccia di Eracle.

Achille aveva scelto di avere una vita breve ma gloriosa invece di una vita lunga  e ingloriosa.La madre Teti lo aveva immerso appena nato nel fiume Stige per renderlo invulnerabile eccetto che nel tallone per il quale lo teneva.

Aiace Telamonio, figlio di Talamone, re di Salamina, aveva partecipato alla guerra di Troia con 12 navi. Era considerato il più forte dei Greci dopo Achille.

Era cugino di Achille in quanto Telemone, suo padre, era fratello di Peleo, padre di Achille.

Aiace uccide le pecore pensando nella sua follia di uccidere Ulisse , Agamennone e Menelao. Una volta rinsavito, si uccide per la vergogna del gesto.