SIBILLA ALERAMO

Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio, nacque ad Alessandria il 14 agosto 1876.

A causa dell’attività lavorativa del padre fu costretta a cambiare spesso città; si stabilì poi a Porto Civitanova Marche dove cominciò a lavorare in uno stabilimento industriale .

A 15 anni sposò un collega che l’aveva sedotta .

Il romanzo Una donna, pubblicato nel 1906, rappresenta non solo l’audace confessione della propria triste vicenda  in quanto mette in luce il rapporto coniugale oppressivo e frustrante che la portò ad un tentativo di suicidio ma anche la rappresentazione polemica dell’oppressa condizione femminile.

Ripresasi, cominciò a scrivere racconti e articoli di giornale.

Negli anni 1898 – 1910, vivendo con intensità il carattere specifico della condizione femminile, sottolineò il fatto  che il femminismo si concentrava nella letteratura, nella spiritualità, nella rivendicazione della diversità femminile.

Nel 1899 si trasferì a Milano  dove diresse  il giornale L’Italia femminile.

Nel 1902 intrecciò una relazione amorosa col poeta Damiani.

Lasciata la famiglia, si trasferì a Roma dove entrò in contatto con l’ambiente intellettuale e artistico  e  si legò a G. Cena. direttore di una rivista e animatore di iniziative democratiche e unitarie.

Intensificò la sua attività femminista e unitaria  e promosse l’istruzione nel Mezzogiorno ( Agropontino, Maccarese ancora paludosi e malsani)

1913-1914:   a Parigi  incontrò Apollinaire e Verhaeren.

Durante la guerra ebbe una relazione tempestosa e drammatica  con Dino Campana, viaggi, esperienze sociali  ma anche turbolente relazioni amorose con gli scrittori Cardarelli ( tra il 1910 e il 1912), Papini, Boine, Quasimodo. Ttto ciò ispirò le opere successive  di acceso lirismo.

Fu amica di Emilio Cecchi, e fu in corrispondenza con Marinetti e D’Annunzio.

Tra il 20 e il 23  a Napoli scrisse Endimione,un poema drammatico dedicato a D’annunzio .

Aderì al movimento antifascista degli intellettuali promosso da Croce.

Dopo varie relazioni, incontrò il giovane Matacotta col quale restò legata dal 1936 al 1946.

Nel dopoguerra si iscrive al Pci e si dedicò ad un impegno politico  e sociale che la portò a fare lunghi viaggi nei paesi dell’Est e a collaborare con Case del popolo e circoli ricreativi.

Collaborò con L’Unità e a Noi donne.

Morì a Roma dopo lunga malattia il 13 gennaio 1960.

Opere di  narrativa:

1919 – Il passaggio, nuova tessera romanzesca aggiunta alla costruzione mitologizzante del proprio personaggio.

1922 –  Trasfigurazione

1927- Amo dunque sono, romanzo epistolare.

1932 – Il frustino, romanzo.

Opere di Poesia:

1921- Momenti, raccolta di liriche.

1929- Poesie

1935 – Si alla terra

1947-  Selva d’amore

Opere teatrali:

1923 – Endimione

Ma al sua vena migliore è nella raccolta di prose dove emerge la sua cifra  autobiografica:

 Gioie d’occasione, volume di prose varie, impregnate da un acuto spirito di osservazione.

1921- Andando e stando

1930- Gioie d’occasione

1938 – Orsa minore: ha per sottotitolo una frase indicativa di una non rimossa vena autobiografica: Note di taccuino

Annotò nel suo diario un pensiero quasi testamentario con sconsolata ironia: “Ho fatto della mia vita, come amante indomita, il capolavoro che non ho avuto così modo di creare in poesia”.

1956 –  Luci della mia sera, una raccolta  in cui grandeggia l’enfasi della nuova militanza, in una dimensione corale.

Importanti le pagine di diario  e il carteggio con Dino Campana.

Una donna

Il romanzo, autobiografico, narra le vicende della vita della scrittrice  dalla fanciullezza alla fine del matrimonio.

I personaggi sono autobiografici: il padre, una delle figure dominanti, è descritto ripetutamente. Il primo ritratto è soprattutto fisico e ci presenta l’uomo nella sua giovinezza; i successivi accenni sono tutti relativi al comportamento che è spesso contrapposto a quello del marito per sottolineare l’inferiorità di quest’ultimo.

La madre una volta molto bella, diventa molto grassa quando  perde il senno.

 Il marito, dalla personalità rozza e sgradevole, col tempo diventa anche fisicamente brutto mentre da giovane si presentava piuttosto bello.

Il figlio, che doveva essere il più sano, il più bello, il più buono, il più grande ,il più felice.

 Importanti anche il dottore, il profeta, il fidanzato della sorella…

Sono autobiografici anche alcuni episodi: la violenza fisica, l’aborto, il trasferimento del padre, il lavoro in fabbrica.

Nonostante ciò il libro si presenta come un romanzo perché la scrittrice è riuscita a dare vita autonoma ai personaggi e a dare vitalità narrativa alle varie vicende che perciò non rimangono fredda cronaca.

Perciò  la storia di Lina non rappresenta solo il racconto di un’ esperienza individuale ma diventa il simbolo della vita e dei problemi di tutte le donne.

Il romanzo si apre con la narrazione della vita da fanciulla: spensierata, serena, felice, perfetta.

La mia fanciullezza fu libera e gagliarda. Risuscitarla nel ricordo, farla riscintillare dinanzi alla mia coscienza, è un vano sforzo. Rivedo la bambina ch’io ero a sei, a dieci anni, ma come se l’avessi sognata…

Lina è allegra, sana, intelligente, aggraziata e rivela una forte personalità a cui né la madre  né le amiche riescono a imporsi.

Il padre colto, interessante, autoritario, energico, si occupa in prima persona della sua istruzione e dedicandole tempo e attenzione.

L’amore per mio padre mi dominava unico….Nessuno gli somigliava: egli sapeva tutto e aveva sempre ragione…Il babbo dirigeva i miei studi, le mie letture, senza esigere da me molti sforzi…

Al confronto la madre scompare : malinconica, tacita, remissiva, non suscita entusiasmo né curiosità nella fanciulla che non ne comprende la silenziosa sofferenza, lo spirito di sopportazione di fronte all’autorità paterna, per cui resta una figura sbiadita, ininfluente.

Alla mamma volevo bene, ma per il babbo avevo un’adorazione illimitata; e di questa differenza mi rendevo conto, senza osare di cercarne le cause..

Il padre, amante del cambiamento e dell’indipendenza, all’età di 36 anni decide di cambiare lavoro. Lina , desiderosa di viaggiare,accoglie con gioia la sua decisione;  la madre, invece, metodica e desiderosa di sicurezze, rimane perplessa e smarrita anche perché nulla può contro la decisione del marito.

Il padre è chiamato a dirigere un’industria chimica “ in una cittaduzza”  del Mezzogiorno. Il trasferimento avviene in estate.

La dodicenne  è attratta dal cielo sereno ( Sole, sole! Quanto sole abbagliante!), dal profumo del mare, dalla vivacità del paesaggio.

Il padre si dimostra “ uomo di comando,inflessibile e onnipotente, meraviglioso d’attività e d’energia “e incute timore nei dipendenti che lo considerano un tiranno.

Lina comincia a lavorare in fabbrica come impiegata regolare e si dimostra capace e appassionata.

Ciò contrasta con l’immagine stereotipata che si aveva allora sulle donne perciò la ragazza diventa oggetto di commenti malevoli da parte delle donne di servizio di casa sua.

Avvengono contrasti tra i genitori ma la ragazza si schiera sempre dalla parte del padre. Dopo 3 anni la madre tenta il suicidio.

Mi riscosse un vocio di donne. Raccontavano. Avevano visto  affacciarsi al nostro balcone la figura bianca.. La figura s’era sporta, indi abbandonata, piombando di fianco sul terreno…Il capo, il tronco erano stati miracolosamente illesi: solo il braccio sinistro era spezzato.

Il padre reagisce inizialmente con smarrimento ma poi riprende sicurezza anche se si dimostra più delicato nei confronti della moglie.

Egli era con la mamma pieno di riguardi, condiscendente, quasi carezzevole; evitava le antiche sfuriate..

Un giovane impiegato, figlio di piccoli proprietari e  “ piacevole d’ aspetto” violenta la giovane negli uffici.

Egli aveva 25 anni, la persona maschia e snella, il viso olivastro animato da 2 larghi occhi neri: parlava con facilità ed abbondanza

Questi mi narrò ciò che in paese ormai molti sapevano: che mio padre aveva un’amante, una ragazza stata qualche tempo operaia nella fabbrica…Mio padre, l’esemplare raggiante ,si trasformava d’un tratto in un oggetto d’orrore…egli nascondeva a mia madre, a noi tutti, un lato della sua vita

 Quanti giorni vissi con l’atroce tumulto nell’anima? ..So soltanto che negli istanti di depressione succedenti al parossismo, una voce calda e giovanile, insistente ,al mio fianco ,mi sussurrava parole di ammirazione sempre meno velate..

Il giovane mira ad ottenere facilitazioni nella carriera , sposando la figlia del dirigente ma il padre decide di far passare un anno prima di acconsentire al matrimonio.

 La notte prima delle nozze la madre si reca da Lina figlia per spiegarle  che cosa l’aspettava  senza sapere ciò che le era successo in precedenza.

 Dopo le nozze la giovane diciassettenne cerca di compiacere il marito e la sua famiglia anche se le notti con l’uomo le sono insopportabili.

Confusamente sentii la necessità di prendere come la cittadinanza del luogo, di immedesimarmi cogli usi e coi sentimenti delle persone che costituivano la mia nuova famiglia, l’ambiente in cui mio marito era cresciuto

Nel contempo il padre si dedica alla nuova compagna  trascurando moglie e figli.

La madre si mantiene con gli antidepressivi ma una notte viene trovata in delirio per le strade  ed è portata a casa della figlia dal suocero di questa.

A causa dell’agitazione Lina  perde il bambino che non sapeva di aspettare

e resta ammalata per un mese.

La madre,  che non riconosce più i figli, viene internata.

Dopo un anno  Lina è di nuovo incinta ma osserva con tristezza la situazione delle donne seviziate dai mariti  e cornificate.

Nasce il figlio che viene allattato da una balia di cui Lina  diventa gelosa.

Visitando  la madre insieme ai fratelli ogni due mesi, fa amicizia  col giovane dottore  che l’aveva assistita  durante la gravidanza.

La nostra simpatia aveva forse radice in una differenza sostanziale della nostra educazione e in una somiglianza altrettanto profonda dei nostri gusti..

All’improvviso è scossa dalle attenzioni di un amico del marito

Egli era un forestiero… diceva d’esser vissuto, sino a 3 anni avanti, sempre all’estero un po’ qua un po’ là, per gusto d’avventure.

Quando lo rividi…mi sentii nelle vene tumultuare un sangue giovane, ricco… e appresi..c’io ero una donna bella…e mi dissi che un uomo s’era sentito capace di suscitare in me una fiamma che tutta mi travolgesse..

La moglie dell’uomo, scoperta il carteggio amoroso tra i due, informa il marito di Lina  che, per salvare le apparenze, continua ad uscire pubblicamente con la moglie.

Mio marito aveva incontrato quel giorno l’uomo che credeva mio amante , e gli era parso di scorgere ne’ suoi occhi un lampo di dileggio…

…mi trovai a terra, ancora sentii il piede colpirmi, due, tre volte, udii insulti osceni e, dopo quelli, nuove minacce…

Ma lo spirito di ribellione, porta la donna ad avvelenarsi.

Nella credenza  v’era una boccetta di laudano, quasi piena. La trangugiai per due terzi, fino a che l’amaro non mi chiuse la gola..

Per fortuna viene salvata dal dottore.

Dopo il tentativo di suicidio, Lina si riprende a fatica; il marito  si dimostra meno violento e cessa di tormentarla con i suoi assillanti interrogatori anche se  alla donna sono imposte molte restrizioni.

La lettura di un di un libro di un sociologo porta  Lina  a riflettere sulle condizioni operaie e contadine ma anche sulle  donne in generale. 

Sentendosi  investita da un compito sociale,  invia un articolo ad un giornale di Roma sulle condizioni della regione in cui vive anche se  il marito le impone il silenzio.

 Quando il marito abbandona la fabbrica, Lina  comincia  a lavorare per un periodico femminile.

Nel frattempo il medico muore di tifo.

Lina conosce  tramite la direttrice della rivista Mulier, un uomo misterioso e, nonostante la diffidenza del marito, lo invita a casa, continuando la frequentazione dell’uomo misterioso. Ma il figlio si ammala

Tutte le mie colleghe mi avevano dimostrato pietà e cortesia eccezionali, e tanto l’editore quanto la direttrice erano sati indulgenti per la mia prolungata assenza.

 Lina continua  a studiare e a scrivere:  il formarsi di una coscienza politica e personale del suo stato  di sottomissione al potere maschile ( padre – marito – figlio) la portano ad aderire al movimento di emancipazione della donna e a partecipare attivamente ai dibattiti su rivista.

Stretti nuovi rapporti femminili, sperimenta l’esperienza della “ sorellanza” che le dà la forza di rompere il suo isolamento per spostarsi  definitivamente  a Milano,dopo essere tornata al paese per dare l’addio al figlio e spiegargli la sua decisione di combattere da sola per diventare oltre che madre, soprattutto persona.

Mio figlio, mio figlio! …Mi odii, ma non mi dimentichi!…Ed è per questo che scrissi. Le mie parole lo raggiungeranno.