KARL MARX

Nasce a Treviri da famiglia di origine ebraica. Studia giurisprudenza a Bonn, poi a Berlino, dove rinuncia alla carriera universitaria per dedicarsi soprattutto alla filosofia, alla politica e al giornalismo.

Nel 1836 entra in contatto con la filosofia hegeliana e conosce Bruno Bauer (teologo, storico e filosofo tedesco della Sinistra hegeliana: si occupò di storia politica contemporanea inclinando verso le correnti reazionarie).

Nel 1841 scrive Differenza fra la filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro come dissertazione per il dottorato.

Partecipa insieme a Bruno Bauer alle riunioni per preparare la pubblicazione della Gazzetta renana.

1842: Esce la Gazzetta renana in cui vengono sostenute tesi prima moderate poi (soprattutto per il suo apporto), democratiche e progressiste.

Rompe con Bauer e diventa direttore della Gazzetta.

1843: Federico Guglielmo IV fa chiudere il giornale; Marx si avvicina a Feuerbach che porta al distacco critico dalla Sinistra e da Hegel con lo scritto Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico.

1844: insieme a R. Ruge fa uscire il numero unico degli Annali franco tedeschi su cui vengono pubblicati:

Per la critica della filosofia hegeliana del diritto. Introduzione

 – La questione ebraica

Scrive inoltre: I Manoscritti economico -filosofici del 1844. Per la critica dell’economia politica.

Chiusi gli Annali, partecipa alla pubblicazione di un foglio parigino (Avanti) composto da esuli socialisti e democratici.

1845: dopo l’espulsione da Bruxelles, diventa apolide.

Scrive con Engels:

 – Tesi su Feuerbach

 – La sacra famiglia o critica della critica. Contro Bauer e consorti.

1846: Marx ed Engels scrivono L’ideologia tedesca

1847: entrano nella Lega dei Giusti che diventerà poi Lega dei comunisti.

Poi in risposta a Proudon che aveva scritto La filosofia della miseria, scrivono La miseria della filosofia.

1848: E’pubblicato Il Manifesto del partito comunista, documento teorico-programmatico della Lega dei comunisti.

1849: Marx va a Londra.

Dal 1850 in poi scrive:

– Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica

– Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte

– Introduzione a Per la critica dell’economia politica

– Il 4° – il 3° – il 1°- 2° volume de Il Capitale

– Critica del programma di Gotha contro Lassalle

1883: Muore a Londra

Nella Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico Marx mette in luce il capovolgimento operato dalla dialettica hegeliana, cioè l’inversione dei rapporti fra Idea e Realtà: se per Hegel l’Idea è reale e i fatti sono fenomeni dell’Idea, per Marx bisogna rovesciare i termini del rapporto; perciò critica la nozione di Stato come unità etica di un popolo, come entità situata  al di sopra della società civile, che subisce il dominio di un re, di un governo, di leggi che non sceglie né determina.

Nei manoscritti economico filosofici tratta del salario, del profitto, della rendita fondiaria e del lavoro alienato.   

Marx fa un’analisi generale della società e della storia, che vede come esigenza primaria la tendenza ad unire pensiero e prassi e fornire un’interpretazione dell’uomo e del suo mondo che sia anche impegno di trasformazione sociale:

I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi: si tratta però di mutarlo”. (IX Tesi)

La sua dottrina materialistica equivale all’azione, al movimento rivoluzionario: solo la prassi trasforma il mondo e dà una soluzione ai problemi dell’uomo.

Alla base del suo pensiero vi è la critica alla società capitalistica che in modo egoistico domina la proprietà privata.

 E lo Stato che non garantisce l’interesse comune, è strumento ed espressione di questa società.

Egli propone una nuova società comunista basata sull’annullamento delle diseguaglianze tra gli uomini e soprattutto della proprietà privata; mezzo di questa rivoluzione sociale è il proletariato, vittima alienata della borghesia.

 Marx critica l’economia borghese e il sistema capitalistico come unico capace di produrre e distribuire ricchezze (ma che in realtà vive la conflittualità tra borghesia e proletariato).

Il proletariato è alienato, cioè vive una condizione di dipendenza,

a) rispetto a ciò che produce e non gli appartiene;

b) rispetto alla sua attività che lo rende strumento del capitalista;

c) rispetto alla sua esistenza che lo vede costretto a un lavoro umiliante e non libero; d) rispetto al prossimo, borghese, che vede in lui solo lo strumento di sviluppo personale.

Conseguenti all’alienazione economica, scaturiscono altre alienazioni, compresa quella religiosa (che lui prende da Feuerbach).

La causa di ciò è la proprietà privata; solo la rivoluzione sociale può sconfiggere ciò e l’uomo e la società possono migliorarsi.

Nell‘Ideologia tedesca (1945-46), Marx vuole descrivere la realtà della storia e gli uomini quali sono realmente; perciò si distacca dai pensatori precedenti e passa al materialismo storico.

In quest’opera vuole cogliere il reale movimento della storia, al di là dell’ideologia, che è una falsa rappresentazione della realtà, e fornisce un’immagine deformata dei rapporti tra gli uomini,

Secondo il pensiero tedesco, l’essere umano si è distinto per la prima volta dagli animali nel momento in cui ha cercato di soddisfare i suoi bisogni primari, cioè iniziando a produrre.

Per Marx il lavoro è come creatore di civiltà e cultura.

Per tale motivo fa una distinzione a tra struttura e sovrastruttura:

STRUTTURA

– Base economica da cui derivano: Modo di produzione che a sua volta dà vita a 

  1. forze produttive: uomini che producono – Mezzi di produzione -Tecniche di produzione
  2. rapporti di produzione: – rapporti tra gli uomini che producono: regolano il possesso e l’impiego dei mezzi e la ripartizione del prodotto.

Dalla base economica derivano:

La dialettica tra forze produttive e rapporti di produzione derivanti dal modo di produzione.

Dalla Sovrastruttura dipendono: Filosofie – Leggi – Stato – Religioni – Forze politiche.

Quindi non sono le leggi, lo stato, ecc. che determinano la struttura economica di una società (idealismo storico) ma il contrario (materialismo storico)

Forze produttive e rapporti di produzione sono elementi di rappresentazione della dinamicità della società e della Storia.

Tra esse c’è una corrispondenza che associa determinate forze produttive e rapporti di produzione.

Ma le seconde vivono solo se favoriscono le prime che mutano più rapidamente, generando contemporaneamente una contraddizione dialettica tra le due che a causa di una rivoluzione sociale e la lotta di classe determinano il cambiamento.

Nella situazione attuale, il proletariato, vittima del sistema capitalistico, oppresso e ridotto in miseria, si organizza e diventa più forte portando a termine quel processo dialettico che vede il passaggio dalla società borghese a quella comunista.

Nell’articolo Per la critica della filosofia del diritto sostiene che “l’uomo fa la religione e non la religione l’uomo”.

Essa è l’oppio dei popoli. “Eliminare la religione in quanto illusoria felicità del popolo vuol dire esigerne la felicità reale”

Il capitale è l’analisi del modo di produzione capitalistico.

Il capitalismo si costituisce tramite il rapporto tra capitale e lavoro salariato; la forma di questo rapporto è la merce.

La merce non è solo ciò che è stato prodotto: infatti un prodotto può avere un valore d’uso (capacità di soddisfare certi bisogni) e valore di scambio (valore di un prodotto in quanto barattato con altri prodotti)

La merce è il prodotto creato per essere scambiato sul mercato.

Lo scambio definisce l’organizzazione sociale del modo di produzione capitalistico perciò è una relazione fra persone che si scambiano valori d’uso che si trasformano in valori di scambio.

Un oggetto, pertanto si costituisce come merce solo in funzione dei rapporti sociali.

Tutte le merci fungono da forme relative di valore, eccetto una che funge da equivalente generale ed è il lavoro, cioè la forzalavoro.

Infatti il valore di una merce è determinato dalla quantità di lavoro in essa presente.

 Il lavoro, se pure in quantità diverse, è quindi l’elemento comune di scambio.

Nella società capitalistica chi possiede gli strumenti di produzione non è chi lavora in cambio di un salario; chi ha gli strumenti di produzione acquista forza lavoro per accrescere, con la produzione delle merci, il suo patrimonio (ciclo denaro- merce- denaro) si determina così una valorizzazione del capitale, il plusvalore, che nasce dal modo in cui è sfrutta la merce -lavoro.

All’inizio il capitalista acquista la forza-lavoro; il suo valore di scambio, il salario, è appena sufficiente per la riproduzione della forza-lavoro stessa, ma di fatto la forza-lavoro è utilizzata dal capitalista per un tempo più lungo di quello necessario a riprodurla.

Questa erogazione di lavoro non pagato costituisce il pluslavoro che produce il plusprodotto, cioè il plusvalore.