PLAUTO (Titus Maccius Plautus)

Dopo la conquista della Magna Grecia (272 a. C.), i Romani cominciarono ad interessarsi al teatro comico anche se in precedenza  erano in voga sul suolo italico delle forme  autoctone popolari:  i Fescennini e  le Atellane.

I Fescennini versus, con molta probabilità,  provenivano  da Fescennium, una città etrusca ai confini col Lazio.

Secondo Orazio deriverebbero dal fatto che durante le feste agricole, in cui i contadini ringraziavano gli dei per il pingue raccolto, i giovani usavano  scambiarsi alternativamente versi sboccati e scherzosi; col  passare del tempo, però, questa usanza degenerò in aperta maldicenza tanto che  fu vietato tramite una legge delle XII Tavole, di comporre carmi infamanti inserendo il nome della persona colpita.

Alla iocatio fescennina  successivamente  si riattaccarono i versi salaci che gli amici dello sposo si scambiavano nelle feste nuziali.

Altra antica forma di poesia comica popolare erano le fabulae Atellanae, così chiamate dalla città campana di Atella: erano farse con maschere fisse

( Maccus, sciocco/ goffo, Pappus, vecchio avaro e rimbecillito, Buccus, servo astuto, Dossenus, gobbo furbo/ approfittatore), dove gli attori improvvisavano battute comiche sulla base di un canovaccio.

L’atellana ben presto si diffuse presso tutti i popoli italici ed esercitò un importante influsso sulla commedia latina delle origini.

Però quando a Roma penetrarono la cultura e i modelli letterari greci, la commedia nuova di Menandro, priva di risvolti politici, sembrò la più adatta a cui gli scrittori potessero utilizzare come modello, attingendo  anche a più di un autore nella stessa opera (contaminatio).

Le commedie latine, basate sull’intreccio e sul carattere, furono definite palliatae da pallium, il mantello greco che gli attori indossavano sulla scena. Le vicende narrate  dagli scrittori romani  erano infatti ambientate in Grecia, perché i loro corregionali  Romani non amavano essere messi alla berlina.

Il popolo  assisteva gratuitamente agli spettacoli che erano organizzati dai consoli / pretori/ questori/ altri magistrati; in occasioni speciali l’incarico era assunto dallo stesso  imperatore.

 

Plauto è  il primo autore latino di cui ci sia pervenuta in buona parte l’opera.

Nacque a Sarsina in Umbria, da modesta famiglia, in un arco di tempo tra il 255 e il 184 a. C.

A tale datazione si perviene  sulla base delle seguenti notizie:

–  Cicerone  nel De senectute afferma che Plauto gaudebat a scrivere lo Pseudolus e il Truculentus;

– la didascalia anteposta allo Pseudolus  fissa nel 191 a.C. la prima rappresentazione della commedia. Quindi quando questa fu rappresentata, Plauto aveva già oltrepassato la soglia della senectus, età fissata dai romani a 60 anni.

Circa  la morte Cicerone nel Brutus dice che Plauto morì durante il consolato di Publio Claudio e Lucio Porcio;  censore era  Catone il Vecchio, cioè nel 184 a. C.

Recatosi  a Roma, Plauto  iniziò la sua carriera come attore ( Maccio forse sarebbe l’adattamento di Macco, la maschera dello sciocco)

Si dedicò, quindi, alla traduzione e alla rielaborazione  di commedie greche ottenendo straordinario successo.

Forse si ridusse in miseria dopo  aver contratto dei debiti nel commercio;  secondo Gellio sarebbe stato costretto a  lavorare  alla macina di un mulino.

Durante tale periodo avrebbe composto il Saturio e l’Addictus.

Sono incerti anche il prenome e il nomen di Plauto.

Sulla scorta di quanto si legge alla fine della Casina e dell’Epidicus, pare che il nome fosse Titus Maccus Plautus.

Secondo alcuni  Plautus deriverebbe da plautus, nome dato al cane dalle orecchie morbide e pencolanti; altri, invece, lo farebbero risalire  a Plautus, colui che aveva i piedi piatti.

Liberato dal lavoro servile,  scrisse molte commedie  che incontrarono il favore del pubblico.

L’attività cominciò con i primi anni della 2 guerra punica  tra il 218 a.C. e il 215 a. C. e durò circa 30 anni.

Il  successo ottenuto  portò a numerose imitazioni e falsificazioni delle sue opere che generarono confusione, tanto che  sotto il  nome di Plauto circolarono  130 commedie.

Dopo la sua morte  Varrone, in un lavoro andato perduto, De comoediis Plautinis, il cui succo è conservato da Aulo Gellio, gliene attribuì  solo 21, le cosiddette varroniane, tra cui Amphitruo, Captivi, Aulularia, Maenecmi, Miles gloriosus, ecc. in cui si serve della contaminatio in modo personale ( i numeri innumeri).

L’imperatore Adriano fece raccogliere un corpus di fabulae varronianae sulla base dello stile e della lingua.

Varrone aveva distinto 19 antilegomenae = controverse; 90 = notae, spurie.

La cronologia delle commedie  è incerta perché all’interno delle opere non ci sono riferimenti  riguardanti fatti o  personaggi politici dell’epoca; per alcune ci aiutano le didascalie.

Date sicure sono: Stichus,200 a.C.; Pseudolus, 191 a.C.;

probabili: Miles, 205 a.C;  Casina, 186 a. C.

Tutte le commedie derivano da originali greci del 4/ 3 sec. a.C. di cui sono  riduzioni o adattamenti ( Plautus vortit barbare è detto nel prologo dell’Asinaria).

Anche se il luogo dell’azione è una città greca o fondata da greci, l’ambientazione è romana ( magistrati, usi , costumi);  la lingua è  latina e presenta arcaismi, volgarismi, neologismi, grecismi,figure retoriche.

Le commedie sono caratterizzate da situazioni e tipi quasi costanti; nel  prologo c’è la narrazione dell’antefatto o dell’intreccio, la cui recitazione era affidata a un personaggio della commedia, a un Dio o a figure allegoriche o allo stesso Prologus personificato.

I cantica offrono una svariata quantità di ritmi e sono  privilegiati rispetto ai deverbia (dialoghi), il canticum, monologo, è frequentissimo.

Nonostante l’uso della contaminatio Plauto è creativo sul piano dello stile e della lingua che arricchisce con giochi di parole e immagini inimitabili, neologismi, grecismi,  doppi sensi.

C’è grande libertà nel modificare i testi greci accogliendo elementi delle atellane, per ottenere una comicità buffonesca e grossolana, basata su motteggi e battute salaci.

Da Menandro Plauto ricava le situazioni ingarbugliate, basate su equivoci e scambi di persone, che, però, trovano una felice soluzione nell’agnizione finale.

I personaggi sono per lo più tipi fissi: il servo callidus e maneggione (Pseudolus), il vecchio avaro, il parassita, il giovane ingenuo, le fanciulle da salvare.

Dopo la sua morte su scritto il seguente epitaffio:

 

Postquam est mortem aptus Plautus, Comoedia luget, scaena est deserta, dein Risus Ludus iocusque et numeri innumeri simul omnes conlacrimaverunt.

 

Dopo che Plauto è morto la commedia piange, la scena è vuota, il riso, lo scherzo, il gioco e i ritmi contemporaneamente hanno versato lacrime.

 

Non tutte le commedie sono giunte integre.

 

Amphitruo ( Anfitrione) – una tragicommedia; è l’unica di carattere mitologico.  Giove, innamorato di Alcmena, assume le sembianze del marito di lei che è in guerra. Il dio è aiutato da Mercurio che prende le sembianze di Sosia, il servo di Anfitrione. Quando i veri soggetti tornano a casa, si creano vari equivoci. Alla fine Anfitrione placa la propria ira  e di dichiara onorato di aver avuto come ospite Giove.

 

Asinaria ( commedia degli asini) – il modello è Demofilo, autore del 3 sec.a.C.

Alcuni asini venduti permettono al giovane Argirippo di riscattare la sua donna di cui si è invaghito anche il padre. La rivalità tra i due parenti  si risolve con la vittoria del giovane.

 

Aulularia ( commedia della pentola) – modello è Menandro; non possediamo la parte conclusiva.  Euclione è ossessionato  dal terrore che qualcuno gli rubi  la pentola  piena di monete d’oro  che ha nascoso.  La pentola gli viene effettivamente rubata ma poi torna in suo possesso e permette a Licoride di sposare la sua donna che in realtà è la figlia di Euclione.

 

Bacchides (Le bacchidi)  – il modello è Menandro. 2 sorelle gemelle, entrambe di nome Bacchis, danno luogo ad una serie di equivoci e scambi di persone. Alla fine si chiarisce tutto.

 

Captivi ( i prigionieri) –  il modello è ignoto, è  la meno comica. Due prigionieri di guerra, Ilocrate e Tindaro, vengono comprati da Egione per farne merce di scambio onde riscattare suo figlio rimasto prigioniero dei nemici. Egione riesce ad ottenere il figlio ma poi scopre che uno dei 2 prigionieri acquistati è un altro suo figlio rapitogli quando era bambino.

 

Casina ( i sorteggiati) – modello è klerùmenoi di Difilo. Padre e figlio si innamorano della stessa ragazza, una trovatella che tengono in casa propria. Ciascuno dei 2 escogita un piano per far sua la fanciulla. Alla fine vince il giovane; si scopre che la giovane è nata libera e può scegliere chi le piace.

 

Cistellaria (la commedia della cassetta, contenente i segni di riconoscimento della protagonista) –  modello Menandro. Prende il nome da una cesta, cistella, in cui era stata esposta una bambina che era stata allevata da una cortigiana. La bambina, di nome Selenio, divenuta adulta, si innamora di un giovane promesso dalla famiglia ad un’altra ragazza, figlia del vicino di casa, Demifone. Alla fine i 2 innamorati si sposano.

 

Curculio (  il gorgoglione) – modello ignoto; il titolo deriva dal nome di  un parassita del grano. E’ un grande imbroglione che aiuta il giovane padrone a liberare la ragazza prigioniera di un lenone che l’aveva già promessa ad un soldato sbruffone. Alla fine si scopre che la ragazza è sorella del soldato che acconsente alle nozze col giovane.

 

Epidicus –  modello ignoto. E’ un servo che organizza una serie di intrighi per aiutare il padroncino. Egli è innamorato di una suonatrice e poi di una schiava tebana. Alla fine si scopre  che la schiava è sorella del giovane che sposerà la suonatrice

 

Menaecmi – modello ignoto; due fratelli identici, separati alla nascita, non si conoscono. Quando uno giunge nella città dove abita l’altro, si creano vari equivoci. Poi si giunge al riconoscimento finale.

 

Mercator ( il mercante) –  modello è  Filemone. Il giovane Carino, di ritorno da un viaggio di affari, reca con sé una ragazza;  di lei si innamora il padre che la rapisce. Alla fine vince il giovane.

 

Miles gloriosus (soldato fanfarone) – Come recita il Prologo, il soggetto è tratto da una commedia greca di un autore imprecisato. La scena si svolge ad Efeso, città della Lidia in Asia minore.. Il protagonista è un soldato che crede di essere valoroso e affascinante. Antefatto: Pirgopolinice, il soldato, ha portato con sé ad Efeso una giovane ateniese. Il servo dell’innamorato della donna, Palestrione, si mette in mare per narrare l’accaduto al padrone ma viene catturato dai pirati e venduto a Pirgoplinice. Palestrione riesce a far giungere ad Efeso il suo padrone che viene ospitato in casa del vicino del soldato. Palestrione riesce a far riunire gli innamorati. Addirittura induce il soldato a congedare con ricchi doni la giovane prospettandogli un matrimonio con la ricca moglie di un vecchio. Invece del matrimonio Pirgopolinice sarà percosso dal vecchio.

 

Mostellaria (  commedia degli spiriti)  – modello Phàsma di Filemone. Per impedire che un padre scopra gli amori del figlio, il servo fa credere che la casa sia abitata dai fantasmi. Ma alla fine il padre scopre la verità ma perdona tutto.

 

Persa (il persiano) – modello ignoto.  Uno schiavo persiano, innamorato di una ragazza proprietà di un lenone, riesce a liberarla con un inganno, aiutato da un altro servo.

 

Pseudolus (  il piccolo cartaginese) – modello ignoto. Protagonista è un servo abile negli inganni. Infatti cerca di ingannare il lenone Ballione per liberare la ragazza di cui è innamorato il padroncino Calidoro.

 

Poenulus  ( il cartaginese) – modello forse Menandro. Un cartaginese si innamora di una ragazza che insieme alla sorella è proprietà di un lenone. Aiutato da un servo cerca di riscattare le giovani che si scopre essere sue cugine. Alla fine sposa una delle due.

 

Rudens ( la gomena) – modello Difilo; è ambientata sulla spiaggia di Cirene dove hanno fatto naufragio due  sorelle perseguitate da un lenone. Da una cassetta ripescata  grazie ad una gomena, che contiene segni di riconoscimento, si scopre che una delle 2 è nata libera. Bellissimo il coro dei pescatori.

 

Stichus ( Stico) – Modello Menandro; è una commedia della fedeltà coniugale: 2 sorelle sposate, hanno perso le tracce dei mariti andati lontano in cerca di fortuna. Il padre insiste perché si risposino. Ma i mariti tornano arricchiti.

 

Trinumnus ( 3 monete) – modello Thesauròs di Filemone.Ha aspetti moraleggianti. Un giovane, assente il padre, dissipato il patrimonio, è costretto a vendere la casa a Calliche, vecchio amico di famiglia che sfrutta a fin di bene un tesoro trovato nella casa. Fa la dote alla sorella del giovane. Quando gli chiedono la provenienza del denaro, dice che viene da un amico generoso. Alla fine si scopre la verità.

 

Truculentus –  modello ignoto;una cortigiana senza scrupoli attraverso una serie di intrighi inganna contemporaneamente  3 amanti.

 

Vidularia ( la zattera) – modello Schedìa di Difilo; rimangono solo frammenti. Trae il nome da un baule  contenente segni di riconoscimento

 

La commedia plautina ha un iter univoco e si basa su alcuni presupposti fondamentali: lieto fine – personaggi ricorrenti ( servo astuto, giovane innamorato, vecchio vizioso, ecc.) – nuclei tematici fondamentali (equivoco, scambio di persona, beffa, raggiro ai danni del mercante avaro o del vecchio immorale)- agnizione con risoluzione dell’intreccio ( talvolta  affidata all’astuzia di un personaggio).

C’è apparente uniformità dato che in realtà sono presenti multiformi variazioni, temi diversi, colpi di scena, situazioni intricate.

 

Struttura

  • Prologo – recitato da un personaggio divino o allegorico come la Luxuria nel Trinumnus
  • Azione – intervallata da vivacissimi cantica
  • Epilogo

 

Plauto ha un’ abilità indiscussa nel condurre i dialoghi ( sermones) ricchi di comicità soprattutto quando c’è un violento contrasto tra 2 personaggi

I contrasti appaiono ispirati ai fescennini.

Personaggi sono dinamici.

Sono presenti dialoghi vivaci ma anche soliloqui e monologhi soprattutto quando si mettono  in evidenza vizi, difetti.

Qualche incongruenza  non va mai a scapito della vis comica.

Plauto non approfondisce molto la psicologia; la sua è una commedia  d’intreccio ( fu detta motoria in contrapposizione a quella stataria di Terenzio,più psicologa);

non crea caratteri ma tipi generici e convenzionali che facevano parte dell’atellana e della commedia greca.

Nelle ultime opere cerca di penetrare nell’interiorità ma suo scopo principale è accentuare l’aspetto esteriore tipico, caricaturale.

C’è mescolanza di canto, suono, danza ,mimica.

Ciò lo distanzia dai modelli greci e mette in luce la sua formazione italica;

dai greci mutua solo le linee fondamentali dell’intreccio. Infatti è innovativo nel linguaggio, nella metrica e nelle strutture ( es. abolizione della suddivisione in atti che fu reintrodotta nei codici in modo arbitrario)

Radicale revisione dei nomi dei personaggi; infatti ne introduce di nuovi

Il servo è spesso il personaggio chiave che tesse inganni, regge fila, dà un contenuto al finale.