TAMARO SUSANNA

Nata a Trieste nel 1957, si trasferisce a Roma nel 1976 per frequentare i corsi del Centro Sperimentale di Cinematografia. Diplomatasi in regia, diventa assistente di Salvatore Samperi in Ernesto e Liquirizia; ha poi girato alcuni documentari a carattere scientifico per  la rai per 10 anni.

Nel 1981 scrive di getto il suo primo libro, Illmitz, che suscita l’interesse di Claudio Magris, il quale lo invia a diversi editori, senza alcun successo.

Negli anni seguenti Susanna scrive altri romanzi e racconti, che vengono  regolarmente rifiutati.

Nel 1989 riesce infine a pubblicare, grazie all’entusiasmo di Cesare De Michelis della Marsilio, La testa fra le nuvole, che vince il premio Elsa Morante Opera Prima.

Nello stesso anno, a causa di una forte bronchite asmatica, lascia Roma e si  trasferisce in un piccolo paese sulle colline umbre.

Nella raccolta di racconti Per voce sola del 1991,  affronta  i problemi dei rapporti generazionali: ciò le fa guadagnare la stima di critici influenti, ma suscita scarso interesse di pubblico.

Nel 1992 scrive il libro per ragazzi Cuore di ciccia.

Due anni dopo pubblica Va’ dove ti porta il cuore, per la Baldini e Castoldi: vende due milioni e mezzo di copie nel primo anno e quattordici milioni di copie fino a oggi nel mondo. E’ il libro italiano di maggior successo del secolo ed è portato sul grande schermo da Cristina Comencini.

Il libro narra l’amore grande tra una nonna e la nipote. L’anziana soffre molto per la lontananza della ragazza e, per farsi forza, comincia a scrivere pagine di diario in cui palesa le tante cose che non aveva saputo o potuto dire alla giovane quando vivevano insieme.

Sei partita da due mesi e da due mesi, a parte una cartolina nella quale mi comunicavi di essere ancora viva, non ho tue notizie.

E così eccomi qua, in cucina , con un tuo vecchio quaderno davanti a mordicchiare la penna come un bambino, in difficoltà con i compiti. Un testamento? Non proprio, piuttosto qualcosa che ti segua negli anni, qualcosa che potrai leggere ogni volta che sentirai il bisogno di avermi vicina. Non temere, non voglio pontificare né rattristarti, soltanto chiacchierare un po’ con l’intimità che ci legava una volta e che, negli ultimi anni, abbiamo perso.

Le racconta del suo lavoro, del cattivo tempo, del sole che invade le stanze, del giardino che avevano coltivato insieme, delle foglie che cadono in autunno, dei germogli primaverili.

Le fa sapere che sente la mancanza delle sue risa ma anche dei litigi e del loro continuo stare insieme. Ricorda le mattine in cui aveva trovato il cane nella  cameretta della nipote, dei giochi fatti con l’animale e della tristezza dello stesso quando la giovane era fuggita via.

Buck adesso è qui al mio fianco. Mentre scrivo ogni tanto sospira e avvicina la punta del naso alla mia gamba. Il muso e le orecchie sono diventati ormai quasi bianchi e sugli occhi, da qualche tempo, gli si è posato quel velo che sempre si posa sugli occhi dei cani vecchi. Mi commuovo a guardarlo.

Dalle parole della  donna scaturisce il paragone tra due mondi differenti, ma anche mette in evidenza gli sforzi della nonna che cerca di capire scelte di vita impensabili ai suoi tempi.

Ti ricordi quante discussioni abbiamo fatto per decidere se fosse giusto o meno che io finanziassi questo tuo lungo soggiorno di studio all’estero?Tu sostenevi che ti era assolutamente necessario, che per crescere e aprire la mente avevi bisogno di andartene, lasciare l’ambiente asfittico in cui eri cresciuta.

Alla fine l’anziana augura alla nipote di operare ogni scelta facendosi guidare dal cuore, il solo che può portare alla felicità.

Abbi cura di te. ogni volta in cui, crescendo, avrai voglia di cambiare le cose sbagliate in cose giuste, ricordati che la prima rivoluzione da fare è quella dentro se stessi, la prima e la più importante, lottare per un’idea senza avere un’idea di sé è una delle cose più pericolose che si possano fare…

E quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta. Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, e ascolta il cuore. Quando poi ti parla, alzati e va’ dove lui ti porta….

Ha pubblicato:

 Testa fra le nuvole – 1989

Per voce sola –  1991

Cuore di ciccia, una favola per bambini –  1992

Va’ dove ti porta il cuore – 1994, col quale si è affermata anche a livello internazionale.

Papirofobia – 1994

Il cerchio magico, un libro per ragazzi, – 1995

Anima mundi – 1997 

Cara Mathilda – 1997 che  raccoglie lettere e riflessioni pubblicate per un anno su Famiglia cristiana.

Tobia e l’angelo – 1998

Verso casa –  1999, una scelta di interventi nati in occasioni diverse e legati alla spiritualità.

 Rispondimi – 2001

Più fuoco, più vento – 2002

Ogni angelo è tremendo –  2013.

E’la storia di una bambina che diventa adulta. Nasce a Trieste mentre soffia la bora. La bambina cresce in seno ad una famiglia in cui sembra che soffi quello stesso vento impetuoso; infatti non dorme mai e fa molte domande a se stessa e agli altri  ma nessuno vuole o può rispondere. La bambina cresce e si apre ai primi palpiti di amicizia e di amore.

La protagonista è la stessa scrittrice che nel libro, da considerare oltre che autobiografia anche romanzo di formazione, immette un inno alla  vita, nonostante tutti  gli ostacoli.

Ero una bambina depressa? Sicuramente…Fossi stata bambina oggi , probabilmente mi avrebbero portata da uno psicologo che mi avrebbe parlato per ore con voce calma. …Avrei fatto centinaia di sedute terapeutiche, forse mi avrebbero dato anche un po’di pilloline, così ,tanto per aggiustare il tiro…Ma, a quel tempo, non si usava dare tanta importanza ai piccoli; se c’erano dei problemi, si sarebbero risolti col tempo. L’unica cosa importante era essere obbedienti.

Le domande!L’incubo , l’ossessione della mai vita, il filo rosso che univa i miei giorni alle mie notti, quel filo che molto spesso si trasformava in rete, in groviglio…

In quel momento nacque la mia passione – che tuttora perdura immutata- per le scienze naturali. Il mio rivolgere lo sguardo verso il basso, per prima cosa, mi fece scoprire i sassi…

Poi un giorno, accadde il miracolo. Alla televisione trasmettevano un film di un regista molto amato da mia nonna. Alle otto e mezzo se ne stava seduta in poltrona davanti al gigantesco apparecchio in bianco e nero…Dopo un po’..mi sedetti anch’io. la scena che vidi mostrava un ragazzo in un’enorme buca che cercava di fondere una campana. la sua fatica era spaventosa…alla fine la fusione riuscì e soltanto allora lui si buttò per terra e scoppiò in singhiozzi, ripetendo.” Non l’avevo mai fatto prima..E’ la prima volta..”…

La mattina dopo, quando mi alzai ,dissi a mia nonna:” Adesso lo so! So cosa voglio fare!”

“ Che cosa?!

“ Voglio raccontare storie!”

Da molti anni Susanna  vive a Orvieto in una fattoria, attorniata dai suoi animali; cura le piante, il giardino, l’orto e trascorre i pomeriggi invernali a preparare deliziosi biscotti e torte, nel contempo tenta di produrre olio da un giovane uliveto. In tasca ha molte tessere e non fa fatica a nominarle: è iscritta alla lega antivivisezione, all’ente protezione animali e alla Lipu.

Ha istituito la Fondazione Tamaro , ente che si alimenta esclusivamente con i diritti dei suoi libri e con eventuali donazioni, contribuendo allo sviluppo di progetti a favore dei più deboli.

La testa tra le nuvole parla del viaggio fra fantasia e paradosso di un adolescente attraverso le avventure più impensate. Una girandola di fatti e situazioni che hanno come filo conduttore la ricerca della propria strada, del proprio ruolo all’interno del mondo degli adulti.

Ruben, il protagonista , racconta come da una vita tranquilla si sia trovato tutto ad un tratto dentro la ritirata di un vagone spaventato e ancora incredulo per quello che era accaduto e per il futuro che lo aspettava.

Si descrive come un ragazzo con i capelli ispidi e rossi e con le lentiggini sulle grosse gote.

Negli anni precedenti era riuscito a vivere tranquillamente grazie alla sua cocciutaggine e al fatto che, rimasto orfano, era stato trasferito in una grande villa insieme alla nonna e alla bisnonna.

Le due donne col passar del tempo erano divenute quasi completamente cieche e sorde ed alcune volte non si accorgevano nemmeno del  passaggio del giovane da una stanza all’altra.

Il fatto di esistere come un’ombra era stato un ulteriore aiuto per vivere tutti quegli anni nel modo più a lui congeniale, cioè a pancia all’aria tra l’erba del giardino, disteso in una fossa a guardare il cielo, gli uccelli e le stelle.

L’estate le nonne invitavano nel giardino le loro amiche e parlavano per ore ed ore.

Dai discorsi Ruben era giunto a sapere la storia della sua famiglia.

Il bisnonno era giunto nella città col fratello che, però, aveva proseguito per l’America.

 Il bisnonno che aveva deciso di fare fortuna  in città, scoprì un liquido strano che, applicato agli scafi, teneva lontano alghe e parassiti.

Il liquido veniva ricavato dallo scioglimento delle saponette della dote che  venivano mescolate con altri ingredienti. Dopo un anno, però, il liquido perse la sua efficacia  e la fortuna della famiglia finì. Fortunatamente, però,anche se in modo più lento, anche lo zio Isacco in America, impiegando le sue lane, era riuscito a fare fortuna. Essendo single, aveva provveduto ai parenti  e aveva nominato Ruben suo erede universale.

Perciò  Ruben poteva vivere in modo spensierato.

Un giorno, stando disteso nella buca, cominciò ad interessarsi al moto dei corpi, annotando i rispettivi tempi e le eventuali differenze; imparò a lanciare il giavellotto perfezionando giorno per giorno la sua tecnica.  

Ma la sua vita fu improvvisamente  turbata dall’arrivo del suo educatore che spesso con modi bruschi lo obbligò a sollevarsi dalla buca, mangiare e a studiare.

Si sentiva in gabbia; perciò un giorno si alzò all’alba e cominciò a saltellare per tutto il giardino giocando con un giavellotto.

Ad un certo punto il sole lo accecò ma continuò a giocare finchè tra i cespugli scorse le scarpe di Oscar, il suo educatore. 

Capì che il giavellotto si era conficcato nel corpo dell’uomo  e, impaurito, cominciò a correre. Raggiunta  la ferrovia, saltò sul primo treno in partenza e passò il tempo chiuso in bagno pensando a come la sua vita fosse stata devastata.

Alla fine uscì dal bagno e si sedette accanto ad un ragazzo con la divisa; questi, vedendo Ruben  infreddolito, gli prestò la sua divisa  e lo salutò.

Il ragazzo,sceso alla prima fermata, incontrò due donne , una grossa e cieca e l’altra magra, di cui dovette sorbirsi le chiacchiere; a notte fonda arrivò a Roma.

Scese dal treno insieme alla cieca, Ilaria, che lo ospitò nella sua casa alla periferia della città.

Ruben dovette dormire su un divano ma la mattina accompagnava la donna che lo definiva “Angeluccio mio”, a fare la spesa.

Il giovedì i due  andavano agli studi cinematografici dove un custode forniva le poltroncine e raccontava per sommi capi le trame dei films in proiezione.

Tornati a casa, dopo cena Ilaria metteva una banconota sul tavolo.

Ruben la prese e la nascose in una bambola raffigurante una ballerina di flamenco pensando al giorno in cui sarebbe potuto andare in America.

Un giovedì trovarono il cinema chiuso: ciò rattristò la donna che volle subito tornare a casa .Per rallegrarla e non perdere la banconota, Ruben inventò che operai e tecnici stessero preparando una scena. La donna , allora,come al solito, gli diede la banconota ma il giorno dopo lo trascinò al cinema dove si erano raccolti altri ciechi  per assistere allo spettacolo inventato da Ruben.

Il giovane per non essere scoperto, fuggì su un furgoncino che stava passando in quel momento, Alla guida c’era Spartaco il ragazzo che gli aveva prestato la divisa. Il giovane disse a Ruben che per diventare in poco tempo ricchi avrebbero dovuto fare gli stuntman.

Ruben, convinto, cominciò allora ad allenarsi e raccontò all’amico dei soldi contenuti nella ballerina. Spartaco andò a prenderli e li tenne per sé. Poi portò il ragazzo  su un palazzo per simulare  le prove da affrontare. In realtà scomparve con i soldi.

Ruben  mise un piede in fallo sulle tegole e cadde.

Per fortuna un uomo,  Aurelio, lo soccorse e lo  portò in un appartamento  sporco e disordinato. Dopo un po’ entrò Domitilla  insieme al suo cane Angelica. In cambio dell’ospitalità Ruben fu  costretto  a portare i cani, Angelica e Mephisto, a passeggio. Al rientro doveva  mettere  sul viso di Domitilla yogurt e cetrioli  e poi farle la pedicure. Un giorno  la donna lo afferrò al collo e gli fece perdere i sensi. Dopo tre mesi di dura fatica,  Ruben decise di prendere i soldi della coppia   e fuggire mentre portava a passeggio i due cani. Con delle cesoie avrebbe  tagliato le manette che lo incatenavano ai cani.

Al novantesimo giorno, uscita Domitilla,  Aurelio gli  si avvicinò  e cominciò a tastargli il corpo. fingendo di spiegargli come doveva essere girata una scena che dovevano interpretare. Per fortuna arrivò la donna  e Ruben riuscì a fuggire. Salito su un autobus, giunse in un quartiere residenziale dove incontrò Margy, una anziana donna inglese che, dovendo partire, gli affidò la cura del suo giardino. In cambio il ragazzo chiese di avere un biglietto per partire in America.. Un giorno conobbe Lucrezio, uno scoiattolo con cui fece amicizia.  Al rientro di Margy , Ruben scappò perché Invece di curare il giardino lo aveva trasformato in un aereoporto. Salito su un  piroscafo, Socrates fece il lavapiatti e poi il barman. Una sera la nave incappò in una tempesta e tutti vomitarono. Giunti in porto,  Ruben scese di nascosto e si avviò verso il paese. Incontrò  Arturo, il pilota conosciuto mentre era nella villa, che lo portò con se verso l’America.