FUTURISMO

Allo scoramento dei Crepuscolari si contrappone l’attivismo, l’amore per il pericolo, il culto della forza e dell’audacia dei Futuristi, i quali pensano di spezzare arditamente la tradizione per protendersi verso l’avvenire: passatismo è il termine più diffuso in chiave polemica.

        Il futurismo si colloca nel primo Novecento.

        Il periodo, dominato dalla figura di Giolitti (che, pur con qualche breve interruzione, fu presidente del Consiglio dal 1903 al 1914), era caratterizzato da una notevole industrializzazione, dal contrasto tra interventisti e non e dalla rivoluzione socialista in Russia del 1917.

         Il movimento artistico – letterario fu fondato da Filippo Tommaso Marinetti.

         Egli era  nato  ad Alessandria d’Egitto nel 1876 da genitori italiani: il padre, un avvocato proveniente da Voghera,  si era stabilito lì per fare lucrosissimi affari.

       Si era formato culturalmente in Francia, e a Parigi aveva conseguito il baccalaureato, diploma di maturità.

        Aveva studiato legge a Pavia e a Genova  dove si era laureato nel 1899.

        Trasferitosi a Milano, aveva fondato la rivista  “Poesia” alla quale collaborarono altri poeti tra cui Aldo Palazzeschi, Alfredo Oriani e Guido Gozzano.

         La rivista aveva una posizione innovatrice perché si apriva  alle nuove esperienze culturali e letterarie della Francia: rivendicava il verso libero e si batteva contro la precedente tradizione letteraria considerata vuota e stantia;  per tale motivo, doveva essere  svecchiata.

          Il Futurismo elaborò una grande quantità di Manifesti che ebbero importanza nell’orientare la cultura in direzione di una forte innovazione.

  Il più importante fu il Manifesto – Fondazione del Futurismo che Marinetti pubblicò il 20 febbraio 1909 sul quotidiano Figarò di Parigi.

Vi si esaltavano l’amore per il pericolo, l’energia, la rapidità dell’azione, il coraggio, l’audacia, la ribellione ma anche la bellezza della velocità, la violenza della guerra, il militarismo, il patriottismo, il disprezzo del femminismo.

E’ dall’Italia, che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente  e incendiaria, col quale fondiamo oggi il “ Futurismo”, perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d’archeologi, di ciceroni e d’antiquarii.

Già per troppo tempo l’Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagl’innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri innumerevoli….

Che ci si vada in pellegrinaggio, una volta all’anno, come si va al Camposanto nel giorno dei morti…ve lo concedo…Ma non ammetto che si conducano quotidianamente a passeggio per i musei le nostre tristezze, il nostro fragile coraggio, la nostra morbosa inquietudine.

 

Marinetti si fece anche animatore di turbolente “ serate futuriste”, caratterizzate da urla, botte e talvolta anche duelli.

 Negli anni successivi al primo manifesto ne seguirono altri, circa 17, riguardanti le varie arti: letteratura, teatro, pittura, scultura, architettura, musica.

I futuristi rivolgevano la loro attenzione e le loro simpatie alle componenti dell’industrializzazione : le macchine, i grandi complessi industriali, le città moderne, le metropoli, l’automobile e la velocità:

 un automobile ruggente ..è più bello della Vittoria di Samotracia  dice Marinetti (  automobile è  di genere maschile!)

Veemente dio duna razza dacciaio… Formidabile mostro giapponese, / dagli occhi di fucina, / nutrito di fiamma / e dolî minerali, /….. Su questo mio mostro impazzito! / Stelle! mie stelle! ludite / il precipitar dei suoi passi?/ Udite voi la sua voce, cui la collera spacca / la sua voce scoppiante, che abbaia, che abbaia / e il tuonar de suoi ferrei polmoni / crrrrollanti a prrrrecipizio / interrrrrminabilmente? ……Più presto! Ancora più presto! / E senza posa, né riposo!Molla i freni! Non puoi?/ Schiàntali, dunque, / che il polso del motore centuplichi i suoi slanci!

Non si trattava di idee originali, ma di un’accettazione supina, acritica, che faceva coincidere il positivo con l’industrialismo, anzi dalle necessità del capitalismo faceva derivare nuove norme e una nuova morale, basata sulla competitività e sull’aggressività.

(In altre parole gli atteggiamenti letterari fanno da copertura ideologica al meccanismo dell’industrialismo capitalistico)

I futuristi riprendono e fondono l’attivismo di D’Annunzio con lo slancio vitale di Bergson e la volontà di potenza di Nietzche.

Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.

In seguito, il futurismo esalterà “la guerra sola igiene del mondo”( La guerra sta all’uomo come la maternità alle donne) ed il nazionalismo.

Essi sono quindi

  • contro l’arte del passato fatta di languori sentimentali e di freddo ossequio a tradizioni mummificate:

Uccidete il chiaro di luna!..Date fuoco alle biblioteche!..Impugnate i picconi, le scuri ed i martelli e demolite, demolite senza pietà le città venerate

  • contro  sintassi tradizionale a cui antepongono la tecnica e  le parole messe in libertà ( paroliberismo)

Da queste premesse discendono una serie di canoni, di mezzi tecnici, volti tutti a realizzare la simultaneità.

 Esaltando la velocità e l’automobile, favorivano, forse inconsapevolmente, l’industrialismo capitalistico.

Esaltando la violenza contribuivano a creare le premesse di una successiva restaurazione reazionaria.

Sostenendo la necessità di un rinnovamento della vita in senso attivistico e di un conseguente rinnovamento dell’arte volevano  esprimere in forme nuove il dinamismo dei tempi nuovi, con assoluta immediatezza e libertà nel disprezzo di tutti i preordinati schemi metrici e sintattici.

Il voler distruggere i musei, le biblioteche, le accademie;

il voler combattere contro il moralismo e ogni viltà opportunistica o utilitaria.

il voler  giungere ad un’arte del futuro, in un modo del tutto irrazionale e senza necessità di una mediazione storica,

         nasceva  da un’inquietudine profonda che investiva ampi strati della società italiana del primo‘900  ( specialmente della piccola e media borghesia) e  tradiva l’ansia di scrollarsi il peso di un mediocre e soffocante conservatorismo per abbracciare una nuova concezione dell’esistenza ( che, però,  talvolta veniva tratteggiata in maniera confusa o ambigua).

          L’importanza del Futurismo  è stata soprattutto sul piano culturale e letterario.

         A tal proposito significativo fu il Manifesto tecnico della letteratura futurista del 1912, in cui Marinetti proclamava  la necessità di sovvertire la grammatica con innovazioni paradossali come l’abolizione della sintassi, dell’aggettivo, dell’avverbio, della punteggiatura e l’uso del verbo all’infinito.

 

far saltare il tubo del periodo, le valvole della punteggiatura e i bulloni,…..parole essenziali senza alcun ordine convenzionale

….il verbo all’infinito può, solo, dare il senso della continuità della vita

il sostantivo nudo conservi il suo colore essenziale

l’avverbio conserva alla frase una fastidiosa unità di tono

il sostantivo deve essere seguito, senza congiunzione, dal sostantivo a cui esso è legato per analogia

L’analogia  non è altro che l’amore profondo che collega le cose distanti apparentemente diverse ed ostili..

        L’applicazione di tali metodiche si ebbe in una delle opere più famose di Marinetti: Zang tumb tum, in cui lo scrittore cercò di travasare la simultaneità e l’immediatezza d’impressioni e immagini nell’assedio e nel bombardamento di Adrianopoli.

 

        Ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrrrare spazio con un accordo ZZZANG-TUMB TUMB ammutinamento di 500 echi per azzannarlo sminuzzarlo sparpagliarlo all’infiniiito

        nel centro di quei zzzang-tumbtumb spiaccicati ( ampiezza 500 kmq.) balzare scoppi tagli pugni batterie tiro rapido     violenza ferocia re-go-la-ri-tà questo basso grave scandere gli strani folli agitatissimi acuti della battaglia

Marinetti, come corrispondente di guerra, scriverà un poema per la conquista della Libia nel 1911 e i futuristi saranno i più rumorosi fra gli interventisti prima, fra i fascisti poi.

        Nominato nel 1929 membro dell’Accademia d’Italia, partì volontario nella campagna di Russia della II guerra mondiale e poi aderì alla Repubblica sociale italiana.

        Morì a Bellagio ( Como)  nel 1944.

        Il movimento non conseguì grandi risultati; ebbe più che altro funzione di svecchiamento della cultura e di sperimentazione di nuove forme espressive.

         Infatti attraverso le esperienze del Futurismo molti scrittori pervennero ad approdi artistici nuovi come Ungaretti con il suo “ spazio bianco