LA PECORA, IL CANE E IL LUPO

In una grande fattoria vivevano serenamente l’uno accanto all’altro molti animali di varie specie. Le galline, con la cresta piegata e i bargigli poco sviluppati,  razzolavano  nell’aia  guidando i piccoli  pulcini nei luoghi dove era possibile beccare un po’ di cibo, mentre i galli  andavano su e giù sfoggiando le loro code ricurve ornate di penne variopinte  foggiate a falce. Le oche, grasse e pasciute,  starnazzavano  dondolandosi sulle loro zampe, contente del loro fine piumaggio.

Tutti gli animali erano sorvegliati da Tobia ,un cane  mastino, dalle forme eleganti e dal folto pelame. Egli era particolarmente  curato dai suoi padroni che gli erano molto affezionati  perché custodiva attentamente tutti gli animali del cortile da assalti di volpi e lupi. E Tobia ricambiava il loro amore  abbandonandosi  alle più festose manifestazioni di affetto.  Un  giorno, però, i padroni furono costretti a partire per correre al capezzale di uno zio ammalato;  nella fretta dimenticarono di lasciare a Tobia il cibo necessario alla sua sopravvivenza.

Il cane, dopo alcuni giorni,  rimase  a corto di cibo e, per la fame,  accusò  falsamente una pecora che pascolava nei dintorni  della casa di non avergli restituito il pane  che  giorni prima le  aveva offerto  in prestito.

Per sostenere meglio l’accusa davanti al tribunale,  costituito da tutti gli animali della fattoria, chiamò  come testimone un lupo che nel tempo era diventato  suo amico. Questi, grazie alla naturale malvagità del carattere,  per rincarare la dose, aspettandosi una giusta e congrua ricompensa, giurò falsamente che la pecora doveva restituire a Tobia  non  uno bensì  un numero considerevole  di  pani.

La povera pecora, condannata dalla falsa testimonianza, fu costretta a pagare  ciò che non doveva, attingendo alle provviste messe da parte in previsione di tempi magri.

Qualche tempo dopo, però,  il lupo accusatore  cadde  in un  trabocchetto, predisposto per tempo dai padroni proprio per difendersi dagli attacchi dei  predoni , che in precedenza avevano azzannato molte galline. Poiché il poveretto  non riusciva ad uscire, cominciò a chiamare a gran voce tutti gli animali della fattoria  ma nessuno, nemmeno il cane, a cui aveva fatto da spalla nell’ingannare la pecorella, faceva  alcuno sforzo per aiutarlo. Tutti avevano timore per la propria pelle.

La pecora,allora , schernendo il malcapitato,  memore dell’ingiustizia subita, gli  disse:  “ Questa è la giusta ricompensa che viene data dagli dei in cambio di chi attua una  frode. Ricorda: hai  commesso un’azione malvagia mentendo nei miei confronti  e perciò meriti questa giusta  punizione. Infatti anche coloro che consideravi amici e che avevi aiutato ti volgono le spalle. Perciò non ti aspettare il minimo aiuto da me”.

 

Morale : Arriva sempre il momento in cui  i menzogneri devono  scontare la pena del male compiuto, soprattutto se hanno dichiarato il falso per raggiungere i loro scopi malvagi.