AGRIPPINA MAGGIORE

Agrippina maggiore, la bellissima figlia di Marco Vipsanio (nipote del cavaliere Cecilio Attico cui Cicerone indirizza le sue lettere) e Giulia, la figlia di Augusto, nacque nel 14 a. c.

Sposò Germanico, figlio di Druso, da poco adottato da Tiberio, e da lui ebbe 9 figli, dei quali solo 6 erano sopravvissuti.

Poi, assai innamorata, nel 14 d.c.  aveva seguito Germanico che comandava l’esercito del Reno, durante le campagne di Germania.

Al suo fianco si era distinta per forza d’animo e sorprendenti capacità militari.

In più occasioni aveva dato prova di fermezza d’animo e doti di capo: infatti aveva impedito che fosse tagliato il ponte sul Reno e in questo modo aveva salvato la ritirata all’esercito di Cecina; aveva poi distribuito cibo, medicinali e vestiario ai soldati che aveva arringato quando erano tornati con lodi e ringraziamenti per il loro coraggio e lealtà.

Ciò aveva provocato molti sospetti a Roma tanto che Germanico era stato richiamato dal Reno nel 16 e nel 18 era stato inviato in Siria: la moglie lo aveva seguito.

In Siria, però, erano sorti contrasti tra Germanico ed Cneo Pisone, governatore della provincia, la cui moglie Plancina, istigata e spalleggiata da Livia, moglie di Augusto e madre di Tiberio, aveva sfogato contro Agrippina vecchi rancori, invidie e rivalità.

Nel 19, alla morte del marito, Agrippina rientrò a Roma con le ceneri di Germanico, convinta che Tiberio avesse fatto uccidere un soldato che ormai era diventato troppo potente; fu accolta dalla folla con grandi tributi di simpatia.

Aveva poi sposato Asinio Gallo da cui aveva avuto altri 5 figli.

Asinio fece carriera, arrivò al consolato e poi fu proconsole in Asia minore. Venuto in uggia a Tiberio e rinviato a giudizio, si lasciò morire di fame.

Nel 29, dopo la morte di Livia, l’imperatore, per vendicarsi, aveva accusato Agrippina di cospirazione nei suoi confronti e, nonostante l’appoggio del popolo e di parte del Senato l’aveva fatta deportare a Pandataria, l’odierna Ventotene, dove Agrippina maggiore si era fatta morire d’inedia nel 33 d.c.

Il figlio Gaio divenne in seguito imperatore col nome di Caligola.

Aveva avuto costumi ed abitudini austere, nonostante il cattivo esempio della madre Giulia.

Aveva avuto un animo fiero e vendicativo: dopo la morte di Augusto rimase l’unica ad avere il sangue della famiglia Giulia.