Per molti anni era vissuto alle spalle dei genitori che stravedevano per quell’unico rampollo. Un giorno però la Morte si presentò alla porta degli anziani coniugi e in poche ore li portò con sé nel regno di Ade.
Il giovane, privato dei mezzi di sussistenza e ridotto all’estrema miseria, per sbarcare il lunario, decise di esercitare l’arte medica di cui, però, non aveva cognizione alcuna.
Per non essere smascherato dai compaesani che lo conoscevano molto bene, decise allora di trasferirsi in una nuova località, lontana mille miglia dal proprio paese natale.
Messi in un sacco i pochi stracci che aveva, acquistò da un rigattiere alcune boccette di vetro che riempì di acqua colorata.
Dopo aver percorso molti chilometri, un giorno, ormai stanco ed affamato, decise di fermarsi in un paese dove non era conosciuto e, sotto falso nome, cominciò a spargere la voce di avere un rimedio contro tutti i mali.
Era un abile oratore e con le sue chiacchiere si procacciò la fama di essere uno straordinario guaritore. Soprattutto le donne si facevano incantare dalla sua loquela ed acquistavano ben volentieri molte boccette.
La cosa andò avanti per alcuni mesi e il ciabattino cominciò a mettere da parte un bel po’ di denaro. Un giorno, però, accadde che il re di una città vicina cominciasse a sentirsi male.
I medici di corte, dopo molti consulti ,non vennero a capo di nulla e, per evitare di essere tacciati di incompetenza, diagnosticarono al sovrano una strana grave malattia di cui però non conoscevano il rimedio per far guarire l’illustre paziente.
Qualcuno allora parlò al re del famoso medico che nel paese limitrofo prometteva immediate e miracolose guarigioni.
Il sovrano, allo stremo delle forze, perduta la fiducia sulla competenza dei medici di corte, mandò a chiamare il presunto illustre cerusico per sperimentare il suo tanto decantato medicinale.
Per verificare l’affidabilità dell’uomo, però, il re, che non era stupido, fattasi portare una tazza, vi versò l’acqua che il ciabattino spacciava come miracolosa.
Poi finse di mescolare veleno all’antidoto e ordinò all’uomo di berlo promettendogli una lauta ricompensa.
Ma per paura di morire, il finto medico confessò di non avere nessuna competenza dell’arte medica e che solo la faciloneria del popolo, assai credulone, lo aveva creato nobile.
Il re, allora, adunato il popolo a parlamento, con le ultime forze sbugiardò l’impostore, dicendo: “ Di quale pazzia ritenete sia capace colui a cui voi non esitate ad affidare le vostre teste, un uomo a cui nessuno diede i piedi per farli calzare?”
Il falso medico, privato di tutti gli averi, fu scacciato dal paese e trascorse il resto della sua vita elemosinando di porta in porta l’ altrui carità.
Morale : La favola dimostra come si debba diffidare dei molti che si servono della loro sfacciata ciarlataneria per nascondere la propria ignoranza, traendo in inganno i gonzi.