Vicino al focolare c’era una teca, Lararium, che custodiva le immagini degli dei Lari davanti alle quali ogni mattina si pregava.
Nelle festività la casa veniva adornata con rami verdi ed erbe odorose, si accendevano lampade votive davanti al fuoco, alimentato con legna resinosa o con alberi considerati propiziatori.
Grande importanza oltre ai Lari, avevano i Penati e i Mani, divinità in cui si credeva si fossero incarnati gli spiriti dei familiari defunti.
Dal 13 al 21 febbraio si festeggiavano i morti; la Festa parentale si chiudeva con banchetti per consacrare il legame che doveva unire vivi e defunti.
Nel mese di maggio si celebravano le Larve, le ombre irritate dei morti e gli spiriti maligni che il pater a mezzanotte cercava di calmare percorrendo tutta la casa a piedi nudi; nel contempo lanciava fave nere fuori della porta pronunciando formule di scongiuro.
All’inizio il popolo, costituito essenzialmente da agricoltori, cominciò ad adorare gli dei che presiedevano le pratiche della vita contadina; tra questi c’erano Flora, Pomona, Sator, Occator, Messor.
Man mano che Roma sottometteva altri popoli, però aggiungeva alle proprie anche le divinità di provenienza etrusca e greca.
Dagli Etruschi, infatti, i Romani trassero la Triade Capitolina, formata da Giove, Giunone e Minerva; da questi dipendevano tutti gli altri dei.
Durante il periodo monarchico il rex rivestiva anche la carica di sommo sacerdote. Era coadiuvato da altri ministri :
Augures: costituiti in collegio da Romolo e Numa Pompilio , interpretavano il volere degli dei, auspicia, osservando il volo degli uccelli e i segni celesti; da loro dipendeva l’assenso a tenere i comizi, a partire per la guerra, ecc.
Haruspices: indovini discendenti dagli etruschi, formavano il collegio detto ordo haruspicum.
Aruspicina – esame delle interiora degli animali sacrificati, in particolare il fegato. Tale sistema era noto anche col nome di Etrusca disciplina.
Feziali: il collegio era costituito da 20 membri nominati a vita; erano scelti tra le famiglie più nobili. Si occupavano delle dichiarazioni di pace o di guerra.
Flamini: collegio istituito da Numa Pompilio; addetti al culto e al sacrificio di una divinità, erano 15, di cui 3 maggiori e 12 minori.
Salii: 12 sacerdoti di Marte, eseguivano danze sacre e procedevano alla purificazione delle armi. Secondo la tradizione Numa avrebbe ordinato di costruire 11 scudi identici a quello che era caduto dal cielo. I 12 scudi, portati in processione il 1 marzo, venivano percossi con un bastone, mentre i sacerdoti intonavano un canto, il Carmen saliare.
Vestali: sacerdotesse della dea Vesta, dovevano mantenere sempre acceso il fuoco sacro della città; venivano scelte dal pontefice massimo ( alla cui autorità erano sottoposte) in età dai 6 ai 10 anni e dovevano prestare il loro servizio per 30 anni ed erano tenute a conservare la verginità. Se lasciavano spegnere il fuoco venivano seppellite vive.
Con l’avvento della repubblica le competenze religiose del re vennero affidate al pontifex maximus.
Dopo aver sottomesso la Grecia, Roma associò ad ogni divinità greca un proprio corrispondente dio latino.
Apollo: corrispondente al greco Febo, Dio della luce e della bellezza, era figlio di Zeus e di Latona. Questa, per sottrarsi alla gelosia di Giunone, si rifugiò su uno scoglio vagante, che dopo la nascita di Apollo e della sorella Diana si tramutò nell’isola di Delo. Aveva il potere di conferire la salute fisica, di vincere i mali, di proteggere i campi e i pastori (suoi figli sono: Asclepio ed Aristeo), di favorire la maturazione dei frutti, di tutelare i frequentatori di palestre e i corridori. Amava la musica, il canto, la poesia. Come dio della divinazione, inoltre, conferiva il potere della profezia. Il suo più celebre oracolo era situato A Delfi; la Pizia, profetessa del dio, pronunciava frasi ambigue che i sacerdoti del tempio dovevano poi interpretare.
Aurora: dea del giorno, corrispondente al greco Eos, era figlia di Iperione e di Teia, e sorella di Elios e Selene. Con Astreo generò i venti Zefiro, Borea, Noto, e gli astri.
Bacco: corrispondeva al greco Dioniso, era dio del vino e dell’ebbrezza. Nacque da Zeus e da Semele Fu venerato come dio della fertilità e della vegetazione, del vino e della vendemmia; in suo onore venivano celebrati riti misterici. Le sue seguaci, Baccanti o Menadi, si diceva avessero sbranato il cantore Orfeo. Era definito Liber per la sua capacità di liberare tramite l’ebbrezza tutti gli esseri umani da ogni preoccupazione.
Cerere: corrispondeva alla greca Demetra; era dea delle messi e proteggeva l’agricoltura. Le sue feste, Cerealia, si svolgevano dal 12 al 19 aprile. Era rappresentata con la falce e le spighe; le erano sacre le scrofe e i papaveri.
Dedalo: Figlio di Eupalamo o di Metione, nipote di Eretteo, ebbe grandi capacità inventive. A lui, infatti, sono attributi il trapano, la scure e la livella. Dopo aver ucciso per invidia, gettandolo dal’alto dell’Acropoli, il nipote Talo, che si era dimostrato assai ingegnoso e aveva inventato la sega, fu costretto a fuggire. Recatosi a Creta fu incaricato dal re Minosse di costruire il Labirinto, dove venne rinchiuso il Minotauro, un mostro dal corpo di uomo e dalla testa di toro. Dedalo fu poi incarcerato nello stesso luogo, per aver aiutato Arianna, figlia del re, e Teseo ad uccidere il Minotauro: aveva infatti consegnato ai due giovani il filo che, snodato e poi riavvolto, aveva permesso all’eroe greco di ritrovare l’uscita dall’intricato palazzo. Dedalo, a sua volta, evase dalla costruzione creando per sé e per il figlio Icaro delle ali formate da penne di uccelli tenute insieme dalla cera. Il figlio, però, non ascoltò il padre che gli aveva ordinato di non avvicinarsi troppo al sole perché il calore avrebbe sciolto la cera. Così precipitò in mare. Dedalo si mise in salvo raggiungendo la Sicilia, dove costruì numerosi edifici.
Diana: corrispondente alla greca Artèmide, era dea della caccia; fu venerata come divinità dei boschi e patrona del popolo e degli schiavi. Ebbe il suo primo tempio sull’Aventino all’epoca di Servio Tullio.
Ercole: Eroe nazionale dei greci, col nome di Eracle, reso immortale dagli dei, era figlio di Zeus e di Alcmena, regina di Tebe. Venerato in molte città, in suo onore venivano celebrate le Eraclee. Era dotato di una grande forza tanto che nella culla strozzò due serpenti inviati da Giunone, che voleva ucciderlo, furiosa per il tradimento del marito. Cresciuto, per obbedire ad un oracolo, dovette mettersi al servizio del re di Tirinto, Euristeo che gli impose le celebri 12 fatiche nella speranza che rimanesse ucciso.
- lotta con l’invulnerabile leone Nemeo che l’eroe strozzò con le proprie mani
- uccisione dell’idra di Lerna, un mostro a 9 teste, di cui una immortale. Dopo averla uccisa, intinse nel suo fiele velenoso le proprie frecce, che cosi causarono ferite mortali.
3- cattura del cinghiale di Erimanto che devastava l’Arcadia.
4 – Cattura della cerva di Cerinea, sacra a Diana.
- Cacciata dei mostruosi uccelli dello Stinfalo, pianura paludosa dell’Arcadia, che avevano penne, becco e artigli di bronzo e si nutrivano di carne umana: ne uccise buona parte con le frecce avvelenate; i sopravvissuti volarono via per sempre.
6 – presa del cinto di Ippolita, regina delle Amazzoni, dopo una fiera lotta.
7 – pulizia delle stalle di Augia, re dell’Elide nel Peloponneso che pascolava le mandrie senza mai pulirne il letame. Ercole le pulì in un solo giorno deviando un fiume all’interno delle stesse stalle.
8 – Cattura del toro di Creta, che Poseidone aveva reso furioso per castigare il re Minosse di un sacrificio mancato.
9 – Cattura delle 4 feroci cavalle mangia uomini del gigante Diomede, re dei Bistoni, in Tracia, che Ercole diede in pasto ai suoi stessi animali.
10 – Cattura dei buoi di Gerione; sulla via del ritorno Ercole subì il furto degli armenti da parte del ladrone Caco, che poi uccise.
11 – Raccolta delle mele d’oro del giardino delle Esperidi, che le Esperidi stesse e il drago Ladone custodivano nel lontano Occidente, in riva all’Oceano. Ercole mandò Atlante a prenderle mentre egli sosteneva al suo posto il peso del cielo.
12 – Cattura di Cerbero, un mostruoso cane a 3 teste, guardiano dell’Ade.
Ercole lo portò a Euristeo e poi lo rimandò nell’Ade perché riprendesse a fare la guardia.
Morì per aver indossato una tunica intrisa del sangue del centauro Nesso che la moglie Deianira gli aveva regalato, inconsapevole delle conseguenze. Veniva rappresentato vestito con una pelle di leone e una clava in mano.
Esculapio: Chiamato Asclepio dai Greci, era figlio di Apollo e della ninfa Coronide. Il suo culto fu introdotto a Roma per suggerimento dei Libri sibillini. Considerato dio della medicina ( che probabilmente aveva appreso dal centauro Chirone), era anche in grado di resuscitare i morti; a causa di ciò fu fulminato da Zeus che lo trasformò nella costellazione del Serpentario. I suoi simboli erano il serpente, lo scettro, il bastone, il fascio di papaveri, il cane e il volumen. Gli fu innalzato un tempio nell’isola Tiberina e gli venivano sacrificati i galli. Ogni 5 anni si celebravano le feste in suo onore, le Grandi Asclepiee.
Furie: demoni del mondo infernale, personificazioni della vendetta, corrispondevano alle greche Erinni.
Giano:Antica divinità , non aveva un corrispettivo nel mondo greco. Secondo la mitologia sarebbe stato un re del Lazio primitivo o un oriundo della Tessaglia, giunto in esilio a Roma; accolto dal re Camese, avrebbe diviso il regno con lui. Suo figlio è Tiber, eponimo del Tevere. Introdusse l’uso della moneta e delle navi e costruì una città sul colle denominato Gianicolo. Raffigurato bifronte, proteggeva le porte delle città. Le porte del suo tempio erano chiuse quando la città era in pace, venivano aperte, quando Roma era in guerra. Propiziatore di ogni inizio, gli fu dedicato il mese di Gennaio. Il suo sacerdote, rex sacrorum, precedeva nelle processioni tutti gli altri.
Giove: corrispondente al greco Zeus, con la moglie Giunone e con Minerva, la figlia nata dalla sua testa, costituiva la Triade capitolina. In origine era connesso col cielo luminoso del giorno, del fulmine e del tuono. Gli furono dedicate le Idi, cioè i giorni di luna piena. Era dispensatore della pioggia e delle tempeste e in suo nome venivano celebrate le feste della vendemmia; presiedeva inoltre ai giuramenti e proteggeva i confini. Poiché le vittorie belliche dipendevano essenzialmente da lui, il vincitore per ringraziarlo gli offriva le spoglie degli avversari. A lui erano dedicate numerose sommità di colli. Era definito Ottimo, Massimo, Pluvio, Statore, Feretrio, Tonante, ecc.
Giunone: corrispondeva alla greca Era. Come moglie di Giove, era regina degli uomini e degli dei; a lei era consacrata l’oca. Figlia di Crono, il tempo, e di Rea, la terra, proteggeva le partorienti, i matrimoni e la fedeltà matrimoniale; era definita Sospita, liberatrice; Lucina, protettrice dei parti; Pronuba, protettrice delle nozze.
Giustizia: dea della giustizia, corrispondeva alla greca Diche. Lasciata la Terra a causa delle malefatte umane, salì in cielo e diventò la costellazione della Vergine.
Glauco:divinità marina minore, rappresentava il colore delle acque. Quando da pescatore si accorse che alcuni pesci, ingerendo una determinata erba, riprendevano la vita, la assunse anche lui e divenne un dio marino molto amato dai pescatori. Aveva il dono della metamorfosi e della profezia.
Lari: di probabile derivazione etrusca, a Roma furono dapprima divinità campestri. In seguito furono preposti alla custodia della casa ed ogni famiglia ne custodiva le immagini in una teca, il Larario, posta all’ingresso vicino al focolare. Oggetto di un vivo sentimento religioso, venivano loro sacrificati il capretto, l’agnello o il maiale. Le statue dei Lari erano adornate con fiori in occasione di matrimoni, compleanni o durante le feste in loro onore, Lararia, che cadevano all’inizio di dicembre. Poiché queste spesso si confondevano con i Saturnalia, Augusto ne spostò la celebrazione in maggio e in agosto.
Latona: appartenente alla prima generazione divina, figlia del titano Saturno, e della titanide Febe. amata da Giove, generò Apollo e Artemide.In greco era detta Letò.
Luna: dea dell’ omonimo corpo celeste, corrispondente alla greca Selene, considerata divinità secondaria, fu presto assimilata a Diana.
Mani: Erano le anime dei morti a cui era dedicato un culto per propiziarsene la benevolenza. Quando si supponeva che per qualche motivo fossero ostili, erano definite Lemures; per allontanarle dalle case si celebrava una specifica festa (Lemuria) nel mese di maggio.
Marte: corrispondente al greco Ares, in origine proteggeva l’agricoltura (da cui Martius, marzo); veniva invocato negli Ambarvali perché proteggesse i seminati. In seguito fu celebrato come dio della guerra. Considerato padre di Romolo e Remo, gli fu dedicato il Campus Martius.Gli erano sacri il picchio verde e il lupo.
Mercurio: dio dei commerci, messaggero degli dei, corrispondeva al greco Ermes. Figlio della Pleiade Maia e di Zeus, fu protettore di ambasciatori, diplomatici, mercanti, ladri e viandanti. In Grecia nelle biforcazioni delle strade si erigeva un’Erma, una pietra quadrangolare sormontata dalla testa del dio. Era conciliatore del sonno e chiudeva gli occhi dei mortali toccandoli col caduceo, la sua magica verga ; accompagnava anche le ombre dei morti nell’Erebo. Era rappresentato coi talari, calzari alati, col pètaso, cappello con due ali ai lati, e con una borsa, simbolo dei guadagni derivanti dal commercio. Era considerato padre dei Lari, anche loro visti come divinità dei crocicchi. Gli venivano attribuite molte invenzioni ( alfabeto, numeri, astronomia).
Minerva: corrispondente alla greca Pallade ( Atena), probabilmente fu introdotta a Roma da Numa. Era dea delle arti e della scienza. Proteggeva artigiani, medici, maestri; successivamente acquisì una connotazione guerresca. Era raffigurata con elmo, lancia, egida. A lei furono dedicati il tempio della Triade, quello sull’Aventino ed altri.
Morte: corrispondente al genio maschile greco, Tanatos, era considerata la personificazione della morte.
Muse: erano 9 sorelle , frutto di 9 notti d’amore, corrispondevano alle greche Camene. Divinità patrone delle arti, erano figlie di Zeus e Mnemosine e formavano il corteo di Apollo. Secondo le teorie più accreditate
Clio proteggeva la storia
Urania proteggeva l’astronomia
Melpomene proteggeva la tragedia
Talia proteggeva la commedia
Tersicore proteggeva la danza
Erato proteggeva la poesia amorosa
Calliope proteggeva l’epica e l’elegia
Euterpe proteggeva la musica
Polinnia proteggeva la lirica corale.
Intervenivano come cantatrici in tutte le grandi feste degli dei.
Nettuno: dio del mare, corrispondente al greco Poseidone, era figlio di Saturno e di Rea. Il suo nome di etimologia oscura, pare sia antichissimo. Giove, detronizzato il padre Crono e cacciati i Titani, gli diede il comando di tutti i mari. Dalla moglie Anfitrite ebbe il figlio Tritone. Abitava in fondo all’Oceano da cui emergeva su un cocchio trainato da bellissimi cavalli. Era circondato da divinità minori, le Oceanine, le Nereidi ecc. Aiutò Laomedonte a costruire le mura di Troia e insegnò agli uomini l’uso del cavallo. Rappresentato col tridente, il cavallo e il delfino, era patrono degli sport ippici. La sua festa era il 23 luglio.
Ninfe: divinità minori, figlie di Zeus, abitavano in grotte e popolavano le campagna, i boschi, le acque. Personificavano le forze della natura. Raffigurate come giovani fanciulle, erano venerate in piccoli santuari, i Ninfei.
Le Meliadi erano le ninfe dei frassini
le Driadi abitavano nei boschi
le Naiadi nei laghi e nei fiumi
le Nereidi e le Oceanine nei mari calmi
le Oreadi nei monti
le Alseidi nei boschi
le Amadriadi erano legate agli alberi.
Spesso erano mogli di eroi eponimi.
Parche: 3 dee identificate con le Moire greche, Atropo, Cloto , Lachesi; erano rappresentate come le filatrici della vita degli uomini di cui stabilivano i destini. Nel Foro le loro statue erano definite Tria Fata, i 3 destini.
Pax: dea della pace, corrispondeva alla greca Irene, una delle Ore, figlie di Zeus e Temi. A Roma le furono dedicati santuari da Augusto, Vespasiano, Domiziano.
Penati: divinità tutelari del culto domestico, in origine erano preposti alla custodia delle provviste, per cui si offrivano loro sale e farro. Col tempo il culto si confuse con quello dei Lari e di Vesta, ma mentre i Lari erano legati alla casa, i Penati seguivano le vicissitudini dei proprietari. Proteggevano anche la comunità, intesa come una famiglia più allargata. (Penates publici). Il loro più famoso santuario fu quello di Lavinio, probabilmente fondato da Enea. Nell’Eneide,il poeta Virgilio, rifacendosi ad antiche tradizioni, racconta che Enea fuggi dalla natia Troia, ridotta in fiamme dall’esercito greco, recando per mano il figlioletto Ascanio, sulle spalle il padre Anchise e gli dei Penati . Egli intendeva collocarli nella nuova patria, l’antiqua mater della sua stirpe che gli dei gli avevano ordinato di ritrovare.
Plutone: dio dell’oltretomba, regno assegnatogli dal fratello Giove dopo aver detronizzato Crono. Corrispondeva al greco Ade era venerato anche col nome di Dite. Rappresentava la ricchezza racchiusa all’interno della Terra e il periodo invernale, contrapposto a Proserpina, sua sposa, che invece veniva identificata con la primavera.
Prometeo: Titano, figlio di Giapeto e dell’Oceanina Climene, aveva per fratelli Atlante, Epimeteo e Menezio. Con l’argilla e l’acqua plasmò il primo uomo a cui fornì il fuoco rubandolo agli dei; per tale motivo Giove, adirato, lo punì: lo fece incatenare sul Caucaso e ogni giorno un’aquila gli rodeva il fegato che, però, di notte ricresceva. Dopo alcuni anni di torture fu liberato da Ercole.
Proserpina:dea degli inferi, corrispondente alla greca Persefone, figlia di Demetra e di Zeus; in quanto moglie di Plutone, era regina dell’Ade e simbolo del rifiorire della natura in primavera. Il mito narra che, mentre era intenta a raccogliere fiori in Sicilia, fu vista da Plutone che, innamorato, la rapì e la fece sua sposa. Demetra, madre della fanciulla, non rassegnandosi alla perdita della figlia, ottenne da Zeus che Proserpina trascorresse sei mesi con lo sposo (che per garantirsi il ritorno dell’amata le fece mangiare un chicco di melograno) e gli altri sei con la madre.
Pudicizia: onorata come dea dalle madri, impersonava la castità e aveva il compito di garantire la fedeltà della donna nei confronti del marito.
Quirino: di origine sabina, una delle più antiche divinità, era un dio guerriero. I suoi miti sono rari. Gli fu assimilato Romolo dopo la sua morte. Dal suo nome i Romani furono definiti Quiriti ed Ersilia, moglie di Quirino, fu definita Hora Quirini.
Saturno: titano, identificato col greco Crono, era padre di Vesta, Cerere, Giunone, Plutone, Nettuno, Giove. Era una divinità italica in origine legata alla coltivazione dei campi. Secondo la mitologia il dio, per paura di essere detronizzato, ingoiava tutti i propri figli quando nascevano; deposto da Giove, si rifugiò in Italia e con l’aiuto di Giano fondò alcune città, dando vita alla cosiddetta “età dell’oro”. L’Italia in suo onore fu soprannominata Saturnia tellus. I Romani gli edificarono un tempio sul Campidoglio e denominarono Saturnalia le feste a lui dedicate nel mese di dicembre.
Sole: divinità romana di origine sabina introdotto a Roma da Tito Tazio.
Corrispondeva al greco Elios.
Sonno: personificazione del sonno, apportatore del riposo, corrispondeva al greco Hypnos.
Tellus: personificazione della terra, madre di tutti gli esseri viventi, corrispondeva alla greca Gea.
Urano: corrispondeva al greco Cielo. Con la moglie Gea, generò i 6 Titani, le 6 Titanidi, i 3 Ciclopi e i 3 Ecatonchiri.
Venere: Antica divinità italica dell’amore e della bellezza, corrispondeva alla greca Afrodite, figlia di Zeus e della ninfa Dione. Nata in primavera dalla spuma del mare, rappresentava le energie vitali della natura. Era la più bella delle dee. Sposò il claudicante Vulcano, dio del fuoco. Unitasi al mortale Anchise, generò Enea, che, scampato all’incendio di Troia, sbarcò nel Lazio e diede inizio alla gens Iulia. Aveva un tempio ad Ardea.
Vesta: dea del focolare domestico, antica divinità romana, figlia di Saturno e di Opi, proteggeva la casa e il fuoco sacro che bruciava continuamente nel tempio della dea; veniva spento e poi subito riacceso solo all’inizio dell’anno, il primo giorno di marzo. Nel tempio di Vesta potevano entrare solo il Pontefice Massimo e le Vestali, le sue sacerdotesse.
Vittoria: corrispondente alla greca Nike, dea della vittoria, veniva rappresentata alata , con una corona di alloro o un ramo di palma in mano. Era festeggiata il 12 aprile.
Vulcano: identificato col dio greco Efesto, era claudicante perché, secondo una tradizione, la madre Era alla nascita, vistolo brutto, lo avrebbe gettato giù dall’Olimpo. Dio del fuoco, abitava all’interno del vulcano Etna, dove insieme ai Ciclopi, suoi aiutanti, lavorava i metalli oltre a forgiare le armi degli eroi e i fulmini di Giove. Considerato protettore dei fabbri, sposò la bellissima Venere che lo tradì sia col dio Marte che col mortale Anchise. Aveva un culto particolare ad Ostia. In suo onore ogni anno si svolgevano le feste denominate Volcanalia.
Signa: erano le manifestazioni della volontà degli dei: lampi, tuoni, terremoti, nascite mostruose ( monstra, portenta, prodigia)
Divinatio – arte di interpretare i segni
La Sibilla cumana: sacerdotessa vergine, sorta di medium tra Apollo e i mortali. Invasata dal dio, emanava profezie che scriveva sulle foglie e disperdeva al vento . Secondo il mito furono raccolte nei libri Sibillini, custoditi a Roma e interpretati dai quindecemviri sacris faciundis, collegio di 15 sacerdoti. Nell’83 furono distrutti da un incendio del Campidoglio; per sostituirli venne compilata una nuova raccolta basata su varie fonti.
L’ultima consultazione di cui ci sia notizia avvenne nel 363 d.c. prima che l’imperatore Giuliano l’apostata intraprendesse una guerra contro i Parti. La raccolta ufficiale fu bruciata al tempo del generale Stilicone sotto il regno di Teodosio. ( 347-395)
Nell’Eneide Enea consulta la Sibilla nel suo antro presso il lago d’Averno, che secondo la tradizione, era uno dei due accessi agli Inferi. L’altro accesso si trovava al capo Matapan, nell’estremo sud del Peloponneso.